Trimestrale di cultura civile

Coesione è competizione

  • MAR 2023
  • Ermete Realacci

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Nel nostro Paese sono le imprese più coesive, vale a dire quelle che hanno un rapporto migliore con lavoratori, subfornitori, comunità, ambiente, che ottengono le prestazioni migliori. Esse contribuiscono, con concretezza convincente, a disegnare un’idea di Italia propositiva. Parte di quel volto della società capace di sprigionare le migliori energie; che non si fermano a registrare i mali che ci sono e sono significativi. Si mettono all’opera per affermare la necessità di costruire alternative credibili. Passo e passaggio decisivo. Vuole essere un patto d’unità e azione per non soccombere all’insidia quotidiana della mentalità “infernale”.

“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”

Italo Calvino, Le città invisibili

I profeti dell’enunciazione

Come spesso accade sono d’accordo col mio amico Giorgio Vittadini, non solo per i temi che solleva, ma per il metodo che propone, che credo sia alla base dell’azione della Fondazione per la Sussidiarietà. Per combattere le disuguaglianze, per affrontare le sfide che abbiamo davanti senza lasciare indietro nessuno, è fondamentale chiamare a raccolta le migliori energie della società e fare di questo la base di una nuova, concreta e convincente, idea di Italia.

Perché, come dice l’antropologa Margaret Mead, “il profeta che ammonisce senza presentare alternative praticabili contribuisce ai mali che enuncia”. E non mancano certo anche in Italia profeti di questo tipo. Diverso è, ad esempio, l’approccio del Manifesto di Assisi promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento, che vede Giorgio Vittadini tra i primi firmatari. “Affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capace di futuro”.

I rapporti che la Fondazione Symbola produce partono in fondo da una lettura induttiva del nostro Paese. Dalla convinzione che non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è nel nostro Paese. E trovano molte conferme, rispettando sempre la disciplina dei numeri. Che si tratti di GreenItaly, sulla forza dell’economia verde, o di Io sono cultura, sugli effetti della cultura in tutti i settori economici, si scopre un’economia che, spesso senza indirizzi politici, norme o incentivi, scommette su un incrocio tra innovazione, ambiente, bellezza, comunità e ne trae forza. Circa il 40% delle imprese vanno in questa direzione e sono quelle che vanno meglio: innovano di più, esportano di più, producono più lavoro. Si potrebbe dire che essere buoni conviene.

Tradizione non è cultura delle ceneri

Sono certo che a Giorgio piacerebbe in particolare un nostro rapporto dal titolo Coesione è competizione. Insieme a Unioncamere, da vari anni, approfondiamo il rapporto tra imprese – grandi e piccole – e territori. Il risultato è che le imprese più coesive – quelle che hanno un rapporto migliore con lavoratori, subfornitori, comunità, ambiente – hanno prestazioni migliori. È un’Italia che fa l’Italia, spesso attingendo forza dalle nostre tradizioni antiche perché, come diceva Mahler, “tradizione non è cultura delle ceneri, ma custodia del fuoco”.

Un’Italia che, a ben guardare, è già incamminata sulla strada indicata dall’Unione Europea (e dai suoi finanziamenti) e tiene insieme coesione, transizione verde e digitale. Una strada che è possibile percorrere con efficacia se nessuno è lasciato indietro, nessuno è lasciato solo. Perché, come dice Papa Francesco, “per uscire migliori da questa crisi dobbiamo recuperare la consapevolezza che come popolo abbiamo un destino comune”. Continuiamo a lavorarci insieme.

Ermete Realacci è un ambientalista, ha promosso e presiede Symbola, la Fondazione per le qualità italiane. È tra i fondatori del Kyoto Club. È stato parlamentare italiano, già presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati. È presidente onorario di Legambiente

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