Trimestrale di cultura civile

Come “domare” il problema della scarsità di risorse naturali

Il percorso di sviluppo nel segno della sostenibilità ha un punto dirimente nella risposta efficace agli stress che sopportano le risorse naturali presenti nel pianeta. Una questione che solo in apparenza è ambientale. Quella della gestione delle risorse naturali è una sfida assai complessa, per certi versi imponente, che richiama al senso di responsabilità delle persone, delle comunità, delle imprese, in rapporto con le istituzioni pubbliche. Un legame forte e virtuoso sorretto dalla cultura sussidiaria quale traccia inclusiva e perciò sostenibile. Capace di governare risorse così preziose con la consapevolezza che si tratta di beni comuni. “Le soluzioni innovative dei problemi legati a una gestione sostenibile delle risorse naturali sono importanti non solo per ragioni pratiche ma anche perché mostrano ciò che una visione deterministica dello sviluppo tende a sottovalutare, ovvero il ruolo fondamentale della persona con la sua creatività e responsabilità.”

Sostenibilità significa usare le risorse di cui disponiamo per rispondere nel modo migliore alle necessità e alle aspirazioni di persone, comunità, Paesi, avendo come orizzonte di riferimento non solo l’umanità di oggi ma anche le prossime generazioni1. Un percorso di sviluppo orientato alla sostenibilità persegue la riduzione della povertà e delle disuguaglianze, promuovendo allo stesso tempo la tutela dell’ambiente naturale e la prosperità attraverso una crescita economica sostenuta, inclusiva e duratura.

Alcune delle sfide per la sostenibilità sono grandiose, come l’impegno per studiare e affrontare i grandi problemi ambientali, quali ad esempio i cambiamenti climatici, il rischio di estinzione di alcune specie animali e vegetali, la deforestazione e altre forme di depauperamento del patrimonio naturale, l’inquinamento di aria, suolo, fiumi e mari. Altrettanto imponenti sono i problemi di sviluppo umano e sociale sofferti da parti importanti della popolazione mondiale, come la fame o l’insicurezza alimentare, il mancato accesso all’istruzione, l’assenza di cure mediche.

L’articolo si concentra su un aspetto dello sviluppo sostenibile solo apparentemente più ordinario, ovvero la gestione delle risorse naturali per le necessità di persone, comunità e imprese. In realtà, sarebbe impossibile rispondere alle Grand Challenges con cui oggi si confrontano la società e il pianeta senza occuparsi della gestione lungimirante, equa ed efficiente di risorse quali le fonti d’acqua, le foreste, i pascoli, le materie prime energetiche e minerarie, fino alla fauna ittica o alle piante selvatiche usate in diversi settori.

Sostenibilità, un sistema integrato e indivisibile

Il caso della gestione delle risorse naturali è particolarmente interessante per comprendere la sostenibilità e le sue implicazioni, perché si svolge all’intersezione tra natura, società umana, economia. Rappresenta un terreno nel quale emerge con chiarezza che per lo sviluppo sostenibile sono necessari uno sguardo unitario su esigenze diverse e il contributo delle capacità della persona, delle comunità, delle imprese, due argomenti che costituiscono il filo rosso di questo articolo.

In primo luogo, la sostenibilità che definiamo “ambientale” non è solo un problema ambientale. Come esempio, uno tra i molti possibili, si consideri lo stress idrico che colpisce in maniera preoccupante molte regioni anche europee. La scarsità della risorsa idrica richiede investimenti importanti nell’efficienza dei sistemi di irrigazione e degli acquedotti e nel recupero di fonti non convenzionali, attraverso, ad esempio, il riuso delle acque reflue, la cattura degli “acquazzoni” o la desalinizzazione. Tuttavia, le comunità più povere possono comprensibilmente essere tentate di dare priorità ad altri problemi o perfino di accettare attività economiche inquinanti nel proprio territorio. È possibile sfuggire a tale trade-off solo se diventa evidente che la rigenerazione delle risorse idriche è un input essenziale per lo sviluppo economico e sociale di lungo periodo. Un orientamento esclusivo alle urgenze sociali ed economiche della popolazione sarebbe miope, tanto quanto un approccio guidato solo da alcune problematiche ambientali.

A questo riguardo, l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite ha il merito di avere riconosciuto che i diversi obiettivi e traguardi dello sviluppo sostenibile costituiscono un sistema “integrato e indivisibile”, sia nei Paesi più ricchi sia nei Paesi a basso reddito2. D’altra parte, le risorse naturali offrono un insieme di benefici ampio, non riconducibile ai soli utilizzi economici. Oltre ad alimentare i processi produttivi e di consumo della società, le risorse naturali assolvono diverse funzioni di regolazione e mantenimento degli ecosistemi in cui sono collocate e offrono, significativamente, benefici ricreativi, estetici, spirituali3.

Un secondo tema che sarà ripreso nel proseguo dell’articolo è che la gestione sostenibile delle risorse naturali richiede la mobilitazione di risorse materiali e immateriali che appartengono alla persona e alla società. A differenza dell’approccio tipico dei modelli più semplicistici, la sostenibilità dell’uso di una risorsa naturale non è l’esito deterministico dell’equilibrio tra tasso di sfruttamento, tasso di rigenerazione naturale e dove possibile tasso di coltivazione. Per assicurare nel tempo la disponibilità di terreni, acqua, foreste e risorse energetiche nelle quantità e nella qualità adeguati alle esigenze di comunità e Paesi, sono altrettanto importanti fattori umani quali la conoscenza accurata dei territori e degli ecosistemi, il monitoraggio dei diversi usi della risorsa, la capacità di sviluppare e integrare nuove tecnologie, la continua e attenta gestione delle infrastrutture, il riconoscimento della mutua dipendenza da parte dei membri della comunità. Tra le capacità umane fondamentali per la gestione sostenibile delle risorse gioca un ruolo fondamentale la responsabilità come discusso nel proseguo dell’articolo.

Risorse della persona e della comunità

La gestione sostenibile di risorse quali l’acqua, le foreste, le risorse minerarie ed energetiche richiede decisioni difficili perché tali risorse sono costantemente esposte al rischio di sfruttamento eccessivo e perfino di esaurimento. Tre caratteristiche concorrono, in modo diverso per le diverse risorse, a renderle “scarse”.

Primo, i processi di rigenerazione naturale delle risorse sono lenti e perfino “geologici” (tranne che per risorse rinnovabili come l’energia eolica o solare), mentre i processi di estrazione e consumo oggi sono molto rapidi. Secondo, le risorse naturali non possono essere prodotte dagli esseri umani (non sono allevabili o coltivabili, con la parziale eccezione delle foreste). Fenomeni quali la riduzione delle riserve sotterranee di acqua o il rischio di esaurimento dei metalli usati in batterie e microprocessori sono l’esito degli intensi tassi di sfruttamento in assenza di sufficiente rigenerazione. Infine, le risorse naturali sono beni cosiddetti “comuni”, ovvero facilmente accessibili dai membri della comunità locale ed esposte a consumi individuali incontrollati, che finirebbero per pregiudicare le possibilità di uso da parte degli altri membri della comunità.

Ciononostante, a fianco di casi di sovrasfruttamento, vi sono numerosi esempi di risorse naturali in cui la comunità locale degli utilizzatori ha prodotto consuetudini di accesso e uso e ha sviluppato accordi collettivi che riescono a proteggere le risorse dallo sfruttamento eccessivo o dal degrado. Altrettanto importante per “domare” il problema della scarsità delle risorse è un’altra espressione delle capacità di persone e imprese, l’innovazione a fini ambientali, le cui dinamiche saranno discusse nelle conclusioni.

La studiosa americana Elinor Ostrom, Premio Nobel per l’Economia del 2009, e altri ricercatori ispirati dalla sua opera hanno dedicato studi importantissimi al tema del governo comune delle risorse naturali4. Da una parte la specificità “di tempo e di spazio” delle risorse naturali e delle infrastrutture necessarie al loro uso può creare costi di informazione e controllo proibitivi per una gestione centralizzata, sia da parte dello Stato sia per grandi attori economici. Dall’altra comunità stabili nel tempo, come è tipico di alcune zone rurali, possono sviluppare sistemi efficaci di regole condivise per concedere l’accesso alle risorse e gestire i casi di abuso o cattivo utilizzo. La letteratura scientifica sull’importanza del capitale sociale nella gestione delle risorse naturali locali offre un ulteriore contributo al tema del governo delle risorse naturali locali. La presenza di valori comuni e legami sociali è il presupposto per lo sviluppo di un’attitudine di fiducia reciproca che riduce i costi di controllo degli altri membri della comunità, come mostrano gli studi relativi ai gruppi che nel mondo si sono formati a livello locale per programmi di miglioramento dell’agricoltura e della gestione delle risorse locali.5

Sul tema di regole delle comunità, capitale sociale e gestione delle risorse naturali, vale una riflessione contenuta nell’introduzione di Sussidiarietà e... PMI per lo sviluppo sostenibile. Rapporto sulla sussidiarietà 2018/2019, con riferimento al concetto di responsabilità come importante legame tra sussidiarietà e sostenibilità. Non solo la cultura sussidiaria valorizza il contributo delle realtà sociali, anche private (quali i gruppi di gestione delle risorse locali ora menzionati), essa radica la responsabilità personale e collettiva nell’esigenza personale di un significato per i propri comportamenti più ampio della osservanza delle regole condivise, ovvero nella possibilità di corrispondere ai desideri più profondamente umani (“verità, giustizia, felicità, amore, pace”). Le risorse naturali solo raramente sono ben governabili attraverso la regolazione di un’autorità centralizzata o gli incentivi economici offerti dal mercato; sono importanti i sistemi di regole che le comunità locali sviluppano. Tuttavia, neppure l’adesione alle regole prevede automatismi, come mostra anche la letteratura che si è focalizzata su valori comuni e legami sociali come condizioni per la gestione sostenibile delle risorse. Appaiono dunque decisive le motivazioni intrinseche in base alle quali coloro che assumono le decisioni nelle comunità e nelle imprese scelgono di sfruttare la risorsa in maniera responsabile, ovvero tenendo conto delle esigenze degli altri membri della comunità e delle generazioni seguenti. Sono le caratteristiche profonde della persona a portare all’adozione di quei comportamenti collettivi e individuali che hanno un ruolo insostituibile per l’adesione sostanziale agli obiettivi di mitigazione della scarsità delle risorse, anche al di là di quanto la regolazione pubblica sa prescrivere, i mercati sanno incentivare, gli accordi nella comunità sanno codificare.

Il ruolo delle innovazioni orientate alla sostenibilità

Per concludere, meritano di essere presentate e discusse, anche se sinteticamente e solo selezionando alcuni esempi, le innovazioni dirette a migliorare la gestione e l’uso di risorse quali l’acqua, le foreste, le materie prime energetiche e minerarie e altre ancora. L’introduzione di nuove soluzioni nei sistemi di raccolta e distribuzione delle risorse, l’applicazione di nuove tecnologie, lo sviluppo di nuovi materiali, la valorizzazione dei rifiuti, i cambiamenti dei processi tradizionalmente seguiti dai gestori, appaiono particolarmente interessanti sia per gli effetti pratici sia per la comprensione dei criteri generali di affronto dei problemi legati allo sviluppo sostenibile.

Le innovazioni orientate alla sostenibilità ambientale promettono di avere un impatto significativo sulle possibilità di uno sviluppo economico e sociale che non cada nella trappola del sovrasfruttamento delle risorse e del degrado della loro qualità, ma si fondi su un orientamento al lungo periodo, all’efficienza, alla inclusione.

Una prima area ricca di soluzioni a supporto della gestione sostenibile delle risorse naturale è l’economia circolare. Le imprese del settore automobilistico e dell’elettronica stanno da tempo strutturando le filiere per il recupero e riciclo dei materiali e i servizi di riparazione e rigenerazione dei prodotti, così da far fronte alla dipendenza dalle importazioni, ai costi degli approvvigionamenti, al rischio di esaurimento delle riserve di alcuni metalli.

Un altro esempio è l’affinamento e riuso delle acque reflue urbane in agricoltura e nell’industria, a contrastare lo stress idrico. Ulteriore esempio di innovazione per la sostenibilità è la valorizzazione degli scarti e dei sottoprodotti agricoli per la produzione di energia, di fertilizzanti, di prodotti a valore aggiunto, con benefici anche economici per gli agricoltori.

Un secondo gruppo di innovazioni orientate alla sostenibilità è composto dai sistemi efficienti nell’uso delle risorse idriche ed energetiche, capaci di ridurre il consumo della risorsa senza compromettere le prestazioni del sistema. Tra le molte innovazioni di prodotto eco-efficienti, si trovano i materiali per l’efficienza energetica in edilizia, gli elettrodomestici improntati al risparmio energetico e idrico, le auto che hanno ridotto nel tempo significativamente i consumi. L’utilizzo di etichette che certificano il risparmio di energia o della risorsa idrica, permette di veicolare ai consumatori il valore ambientale ed economico dei nuovi processi. Tra le innovazioni di processo, esempi importanti per benefici ambientali ed economici sono l’irrigazione di precisione e la riduzione delle perdite idriche negli acquedotti e nelle fognature.

Ai sistemi per l’uso efficiente delle risorse, si associano nuovi sistemi di misurazione. Può apparire sorprendente, ma i quantitativi di acqua raccolta e consumata da agricoltori, imprese, famiglie, il legname tagliato e prelevato dalle foreste, il pescato nei mari, i terreni allocati ai diversi allevatori, in molti contesti anche l’energia consumata, sono conosciuti solo in maniera molto approssimativa. La mancanza di misure affidabili riduce gli incentivi all’efficienza, permette di commettere abusi nei prelievi, con conseguenze in termini di scarsità che ricadono soprattutto sugli utenti più deboli, impedisce a gestori e utenti di individuare pratiche di consumo più virtuose.

Contatori intelligenti nelle reti di distribuzione dell’acqua, anche in agricoltura, oppure le tecnologie digitali, dai droni ai sensori, all’Internet of Things impiegati nel controllo della pesca, del taglio del legname, delle mandrie nei pascoli sono solo alcune delle soluzioni emergenti al problema della mancanza di misure dei consumi.

Le considerazioni svolte nell’articolo riguardano l’intreccio tra natura, comunità e persona che costituisce il terreno nel quale può avvenire una gestione responsabile delle risorse naturali, in accordo con una visione della sostenibilità come sistema integrato. Si rivelano fondamentali la capacità di coordinamento e la collaborazione all’interno delle comunità, i comportamenti responsabili di consumatori e imprese, le innovazioni orientate alla sostenibilità, tre condizioni che hanno radici nelle capacità e nelle esigenze profonde della persona. Le soluzioni innovative dei problemi legati a una gestione sostenibile delle risorse naturali sono importanti non solo per ragioni pratiche ma anche perché mostrano ciò che una visione deterministica dello sviluppo tende a sottovalutare, ovvero il ruolo fondamentale della persona con la sua creatività e responsabilità. Occorre comprendere come le politiche pubbliche ambientali e le strategie degli operatori, che in molti casi nel settore delle risorse naturali si richiamano a concetti quali il valore sostenibile, possono meglio valorizzare il ruolo fondamentale delle persone e dei gruppi sociali impegnati nella gestione dell’ambiente.

 

NOTE

1. La definizione prevalente di sviluppo sostenibile è quella fissata dal rapporto Our common future [World Commission on Environment and Development (1987), Report of the World Commission on Environment and Development: Our Common Future, http://www.un-documents.net/our-common-future.pdf] presentato nel 1987 dalla Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite (cosiddetto Rapporto Brundtland), ovvero un percorso di sviluppo che permetta “all’attuale generazione di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”. La sostenibilità è l’esito dinamico del continuo processo dello sviluppo sostenibile. Sussidiarietà e... PMI per lo sviluppo sostenibile. Rapporto sulla sussidiarietà 2018/2019 (Fondazione per la Sussidiarietà, Milano 2019) approfondisce nel capitolo di introduzione l’evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile e il rapporto vitale tra sussidiarietà e sostenibilità, come definita dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dai suoi Obiettivi di sviluppo sostenibile (https://www.sussidiarieta.net/files/contenuti/1469_1603971198_tc8ztnrppj.pdf).

2. Le diverse risorse naturali sono oggetto di diversi Obiettivi di sviluppo sostenibile (ad esempio l’Obiettivo 6 per l’acqua, il 7 per l’energia o il 15 per terreni, foreste e corsi d’acqua). Invece, per un approfondimento sulla sostenibilità come sistema integrato di obbiettivi si vedano, tra i molti, i seguenti articoli: M. Nilsson, D. Griggs & M. Visbeck, Map the interactions between Sustainable Development Goals, in Nature News, 534, 2016, pp. 320-322; M. PhamTruffert, F. Metz, M. Fischer, H. Rueff & P. Messerli, Interactions among Sustainable Development Goals: Knowledge for identifying multipliers and virtuous cycles, in Sustainable Development, 28(5), 2020, pp. 1236-1250.

3. Gli ecosistemi sono le unità in cui si articola l’ambiente naturale e in cui risiedono le risorse naturali, con altre componenti biologiche e fisiche. Si vedano G.C. Daily, Management objectives for the protection of ecosystem services, in Environmental Science & Policy, 3(6), 2000, pp. 333-339, e la Common International Classification of Ecosystem Services (CICES; https://cices.eu/) dell’Agenzia Europea per l’Ambiente.

4. Per un approfondimento si vedano E. Ostrom, L. Schroeder e S. Wynne, Institutional incentives and sustainable development: infrastructure policies in perspective, Westview Press 1993, e E. Ostrom, Governare i beni collettivi, Marsilio Editori, Venezia 2009.

5. Per un approfondimento si vedano i seguenti articoli: J. Pretty, Social capital and the collective management of resources, in Science, 302(5652), 2003, pp. 1912-1914; T. Macias & K. Williams, Know your neighbors, save the planet: Social capital and the widening wedge of pro-environmental outcomes, in Environment and Behavior, 48(3), 2016, pp. 391-420.

Paola Garrone è professore ordinario di Economia aziendale e industriale al Politecnico di Milano, dove insegna nei programmi di MSc, PhD e corporate della School of Management. Fa ricerca nel campo dell’economia industriale.

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