Bene l'accesso al servizio, male le perdite della rete e gli sprechi in agricoltura. Occorre migliorare i flussi informativi per programmare investimenti adeguati. E puntare sulla formazione di funzionari e operatori
Terza puntata della serie di brevi presentazioni dei contenuti salienti
del Rapporto sulla Sussidiarietà 2023
L'analisi di Paola Garrone e Andrea Rizzuni muove dalla considerazione che la risorsa idrica è un fattore decisivo all'incrocio tra natura, società ed economia. Tant'è vero che il tema occupa in maniera pervasiva molti spazi dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, specialmente quelli dedicati allo sviluppo sostenibile.
La trattazione del tema distingue due grandi aree, i servizi e la protezione dal rischio idrogeologico.
Nel mondo dei servizi spicca il Servizio Idrico Integrato: rete di distribuzione delle acque urbane che collega i grandi sistemi di adduzione agli utenti finali (famiglie e imprese), per poi recuperare e trattare le acque reflue tramite i sistemi di fognatura e gli impianti di depurazione.
LUCI E OMBRE
L'Italia risulta ottimamente piazzata per quanto riguarda l'accesso al servizio idrico, in tutti e tre i settori sopra indicati. Criticità, invece, si manifestano a livello dell'efficienza: la perdita d'acqua nel sistema di distribuzione è del 40%, contro il 10 dei Paesi europei avanzati; per quanto riguarda gli investimenti pendono quattro procedure europee di infrazione. Una terza grave criticità riguarda l'agricoltura: essa assorbe il 30% della risorsa idrica disponibile (Paesi europei più sviluppati 10%), principalmente a motivo dei sistemi arretrati di irrigazione (solo il 10% a goccia). Un caso da manuale di water stress.
Pulita, sicura e non troppo cara:
la grande scommessa sull'energia
NON GENERALIZZARE
Su tutti questi e altri aspetti, lo studio di Garrone e Rizzuni offre una serie preziosa di tabelle dettagliate basate su indicatori di quantità e di qualità che consentono una conoscenza delle problematiche non generica e non approssimativa. Come sottolineano gli Autori nelle conclusioni, "È, inoltre, facilmente riscontrabile un forte divario territoriale per quanto riguarda le prestazioni del servizio idrico, quasi sempre a sfavore delle aree di Mezzogiorno e Isole. Non è dunque opportuno riferirsi a un generico “problema delle infrastrutture dell’acqua” ma occorre entrare nel merito delle singole fasi del servizio idrico e delle singole dimensioni, sia a livello territoriale che di servizi offerti. Solo dando evidenza della situazione variegata tra servizi e territori è dunque possibile identificare i maggiori ritardi e dare priorità ad alcuni investimenti prima che ad altri".
Mobilità e trasporto merci:
serve una "cura del ferro"?
INVESTIMENTI E RIUSO
La stessa logica viene applicata all'altro grande ambito del tema "risorsa idrica", che è il rischio idrogeologico, a sua volta considerato su due versanti: frane e alluvioni.Esposti al rischio idrogeologico sono circa 7 milioni di persone distribuite sull'8% del territorio nazionale.
La parte finale del saggio riguarda allocazione e tempistiche degli investimenti, e le azioni per il riuso dell'acqua. Si nota a questo proposito," il basso livello di riuso delle acque reflue trattate rispetto alla potenzialità del sistema".
DUE URGENZE
In prospettiva, gli Autori indicano due urgenze: "lo sviluppo dei sistemi informativi, la cui insufficienza frena o compromette una corretta programmazione, e lo sviluppo delle competenze e capacità amministrative e gestionali: "La formazione – sia nelle autorità, sia negli enti locali e centrali, sia nelle utilities e nelle imprese di engineering e costruzione – è quindi forse la sfida principale, insieme alla capacità di collaborare.
SCARICA IL RAPPORTO IN PDF
SCARICA IL RAPPORTO IN EPUB