Il corso, coordinato da Lorenza Violini, è rivolto a funzionari pubblici e operatori privati profit e non profit, alle prese con le nuove possibilità di co-progettazione degli interventi. E anche a giovani desiderosi di conoscere e imparare
Ha preso il via a Macerata il 27 febbraio la nuova edizione della Scuola di sussidiarietà, ideata e promossa dalla Fondazione per la Sussidiarietà. La sussidiarietà è una cultura da imparare e da diffondere, ma anche una “disciplina nuova” da sviluppare, come ha detto il presidente Vittadini nell’intervento conclusivo dell’incontro inaugurale.
Il tema scelto per questa edizione – “l’amministrazione condivisa” – spinge esso stesso in questa direzione.
La Scuola - coordinata da Lorenza Violini, docente di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Milano - vuole offrire conoscenze e strumenti di progettazione, organizzazione e gestione dei principali servizi pubblici, attingendo alle grandi potenzialità della cultura sussidiaria.
Una società di persone? I corpi intermedi nella democrazia di oggi e di domani
ECCO GLI AUTORI DEGLI INTERVENTI
Nella sessione del 27 febbraio, coordinata da Guido Canavesi, Direttore Scuola di Specializzazione in Diritto sindacale, del Lavoro e della Previdenza, Università degli Studi di Macerata:
· Sandro Parcaroli, Sindaco di Macerata
· Nazzareno Marconi, Vescovo di Macerata
· John McCourt, Rettore Università degli Studi di Macerata
· Marco Cardarelli, Assessore Associazionismo e Partecipazione, Comune di Macerata
· Lorenza Violini, Professoressa di Diritto Costituzionale, Università degli Studi di Milano
· Ninfa Contigiani, Coordinatrice CITeSEC e Ricercatrice Storia del Diritto
· Carla Scarponi, Dirigente Ambito Territoriale n. 15, Comune di Macerata
· Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà
ED ECCO UNA TRACCIA DEGLI INTERVENTI
SANDRO PARCAROLI – Il sindaco introduce sottolineando che, a seguito della recente sentenza della Corte costituzionale, abbiamo le norme e le possibilità per attivare progetti di amministrazione condivisa anche relativi al fondo Pnrr, ma occorre “creare una cultura della sussidiarietà”. Il percorsdo formativo che inizia con questa Scuola “ci permetterà di coinvolgere in modo trasversale amministratori pubblici e operatori nel sociale”.
Sussidiarietà e... sviluppo sociale
NAZZARENO MARCONI - Il Vescovo di Macerata porta l’esperienza della ricostruzione post-sisma delle chiese: “Dopo quattro anni di affidamento a strutture statali eravamo a zero. Proponemmo che le Diocesi, in quanto soggetti che conoscono gli immobili e la popolazione, diventassero soggetti attuatori”. Alle obiezioni, il vescovo rispose: “Il problema è proprio questo, il non capire che una amministrazione condivisa non impoverisce lo Stato ma gli dà un aiuto”. Adesso le diocesi sono enti attuatori, i vescovi si assumono le responsabilità anche penali di un amministratore pubblico: “questo vuol dire sussidiarietà nel concreto, e sta funzionando”.
JOHN MCCOURT – Per il Rettore “La sussidiarietà è un tema fondamentale: è sempre più necessaria una amministrazione condivisa in una regione come le Marche che cerca di rimettersi dopo il sisma e dopo il Covid, anche grazie a un uso corretto dei fondi del Pnrr”.
MARCO CALDARELLI – Si dice fiducioso che la Scuola possa approfondire un tema che “potrebbe diventare centrale nell’attività amministrativa degli enti locali nella prospettiva di una crescita dell’intera comunità”.
Scuola di sussidiarietà 2023 "L'amministrazione condivisa"
LORENZA VIOLINI - La costituzionalista richiama il fatto che il principio di sussidiarietà è stato voluto dai padri costituenti per delineare uno Stato diverso da quello ottocentesco rigido e burocratizzato, ma uno Stato in cui la persona e le sue formazioni sociali fossero attori fondamentali nella vita del paese. “La Fondazione per la sussidiarietà – aggiunge Violini - da decenni opera perché il principio di sussidiarietà sia sempre più diffuso. Violini sottolinea poi il valore della co-progettazione e co-programmazione come novità normative di grande rilievo grazie alla sentenza 131 del 2020.
NINFA CONTIGIANI – La ricercatrice propone una sintesi storica sulle radici del principio di sussidiarietà nell’Italia pre-unitaria ed unitaria. Lo snodo principale è il riconoscimento del diritto associativo, dallo Statuto albertino alle diffidenze dei governi liberali di fine ottocento verso il mondo cattolico e socialista delle società di mutuo soccorso. Fino al “ribaltamento” dei tempi recenti, fino alla riforma del 2017 che “promuove” il Terzo settore. Il quale ora deve badare a non farsi burocratizzare: “La ricchezza delle associazioni è la vostra aderenza alla realtà sociale nella sua dinamicità”.
CARLA SCARPONI – Illustra un’esperienza nel quadro dell’azione di contrasto alla violenza sulle donne. Si tratta di un sistema sperimentale regionale dei servizi per uomini autori di violenza che devono essere aiutati a fare percorsi di consapevolezza rispetto al loro agire. La costruzione del sistema ha comportato una fase intensa di coprogettazione e di confronto, coinvolgendo tutte le maggiori realtà del terzo settore della regione che si occupano di questi temi. "Abbiamo costruito un servizio che non c’era. I tavoli di co-progettazione non sono una cosa scontata, ogni attore parla un linguaggio diverso. I tavoli sono stati fatti con la partecipazione delle questure, l’amministrazione carceraria, i carabinieri, l’ordine degli avvocati, degli psichiatri".
GIORGIO VITTADINI – Il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà indica tre fattori che potranno innervare la Scuola di sussidiarietà: una visione “dal basso” della storia e della politica italiana; una lettura dell’economia su scala mondiale che supera il dualismo esclusivo Stato-Mercato, ma considera il Terzo pilastro, cioè la Comunità, come protagonista attivo; un recupero del valore dei “corpi intermedi”, la lunga fase del loro deprezzamento in nome di un bipolarismo da “uomo solo al comando”. Oggi, soprattutto grazie alla sentenza Antonini, ma non solo, realtà private che hanno una finalità di bene comune vengono riconosciute come naturali alleati dell’ente pubblico e insieme possono rispondere ai bisogni con criteri economici ma anche di qualità. “Stiamo costruendo – conclude Vittadini - una disciplina nuova, e la Scuola di sussidiarietà è strumento fondamentale di questa impresa”.
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