Inserito nel programma del Meeting per l'amicizia tra i popoli, si è svolto il talk show della Fondazione per la sussidiarietà, sul tema "Vivere di più, vivere meglio. Il welfare al bivio", in tre puntate (21, 22 e 23 agosto) condotte da Enrico Castelli e Irene Elisei. Ecco un breve excursus degli elementi più rimarchevoli emersi.
La domanda che ha attraversato tutti gli appuntamenti dei tre Tv Talk della Fondazione per la sussidiarietà al Meeting di Rimini è quella che Giorgio Vittadini ha posto in conclusione dell’ultimo appuntamento: “Il nostro welfare, nel prossimo futuro, tra inverno demografico e indebitamento, riuscirà a garantire a tutti quello che è stato garantito alla nostra generazione?”. Al proposito, Pierciro Galeone dirigenti dell'IFEL (Istituto per la finanza e l'economia locale) ha spiegato che “Il welfare europeo è una cosa unica, è un esperimento sociale, in Europa siamo meno del 6% della popolazione mondiale, abbiamo meno del 20% del Pil e spendiamo il 43% della spesa per il welfare del mondo”.
Al cuore della democrazia:
ricostruire il welfare state
I tre appuntamenti hanno quindi affrontato il tema del welfare, cominciando da quello socio sanitario.
UNA LEGGE INNOVATIVA PER GLI ANZIANI
Mentre in gran parte degli stati europei vengono dedicate mediamente 20 ore al mese di assistenza domiciliare agli anziani, in Italia le stesse ore vengono fatte in un anno. Questo sbilanciamento drammatico è uno dei motivi che ha spinto Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, a lavorare per la legge 33 recentemente approvata all’unanimità dal Parlamento, dedicata ai grandi temi della riforma dell’assistenza alla popolazione anziana. Presente al primo Talk della Fondazione per la sussidiarietà al Meeting di Rimini (insieme al presidente dell’Inps, Gabriele Fava; a Sabina Nuti, rettrice della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e a Giorgio Vittadini), monsignor Paglia ha detto come questa legge “lancia il principio della casa come primo luogo di cura”.
Per Paglia, oggi è possibile vivere di più, ma questo non significa vivere meglio: “È cresciuto un popolo di vecchi verso cui non c’è nessun pensiero politico economico, sociale, medico. Da qui è nata la legge per riformare il prendersi cura di 14 milioni di anziani”. Anziani, ha aggiunto, che sono anche una risorsa per la società: “Il tempo che i nonni spendono con i nipoti vale una finanziaria”.
Rapporto sulla sussidiarietà 2021/2022
Sussidiarietà e... sviluppo sociale
BATTAGLIA PER LA VITA. MA QUALE?
Giorgio Vittadini ha sottolineato quanto detto da Paglia: “Si parla sempre di più di battaglia per la vita, ma la battaglia per la vita non si fa solo all’inizio e alla fine della vita, ma anche durante. Da anni si calcola che la speranza di vita italiana è una delle più alte del mondo, ma se i 20 anni di vita in più devono essere vissuti in modo inumano che battaglia per la vita è? Si assiste oggi a un aumento della cronicità che non ha luoghi di cura adeguati (negli ospedali lombardi più della metà dei ricoverati hanno malattie croniche). Siamo giustamente legati al nostro welfare universalistico, ma ci stiamo avvicinando al modello americano senza accorgercene, per via del fatto che i soldi per l’assistenza sono sempre meno e che non ci sono politiche adeguate”.
Gabriele Fava ha sottolineato l’impegno dell’Inps per gli anziani e non solo, parlando di “silver economy”, che crea occupazione oltre che prendersi cura dei fragili. Si tratta di quello che definisce "welfare generativo".
Sabina Nuti ha fatto alcuniesempi di realtà che operano sul territorio illustrando il programma Proximity Care, curato dalla Scuola Superiore Sant'Anna e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca per favorire il miglioramento dei servizi sanitari, sociali e socio-sanitari nelle “aree interne” della provincia di Lucca. Il progetto di telemedicina fornisce assistenza nelle zone maggiormente remote e lontane dai centri di assistenza, dando la possibilità di usufruire di servizi di eccellenza che sono normalmente propri dei grandi centri di ricerca e assistenza sanitaria.
TELEMEDICINA E ASSISTENZA DOMICILIARE
Nel corso del Talk sono state poi presentate altre realtà di assistenza domiciliare, Gruppo Medicare e Finisterre, equipe multi professionali, che fanno monitoraggio a distanza, telemedicina, e soprattutto assistenza domiciliare agli anziani cosa che permette di non gravare sugli ospedali (un ricovero al pronto soccorso costa mille euro al giorno alla sanità pubblica) e agli anziani di continuare a vivere nella propria casa con i propri familiari. Monsignor Paglia ha sottolineato come la legge 33 si dà come obbiettivo proprio questo tipo di assistenza: “L’ospedale deve andare a casa e non viceversa, anche grazie Terzo settore che già adesso svolge il 60% di questa attività”.
Vittadini ha precisato come sia fondamentale “la sussidiarietà come collaborazione tra pubblico e privato, e non come sostituzione del pubblico con il privato, magari a fine di lucro come fanno certe multinazionali che hanno fatto dell’assistenza agli anziani un business su cui guadagnare. È importante sostenere quelle realtà che ogni giorno aiutano poveri e bisognosi. Le persone hanno fiducia di si coinvolge personalmente con loro. Amministrare in modo condiviso, per l'ente pubblico e per il Terzo settore è una grande sfida, necessaria però per superare i limiti sia della burocrazia, sia del "meglio soli" di tante realtà non profit”.
Nel corso del secondo appuntamento (ospiti Mario Abbadessa, Senior Managing Director & Country Head Hines Italy; Gian Carlo Blangiardo, Professore di Demografia; Mauro Billetta, Parroco a Palermo; Gaetano Manfredi, Sindaco di Napoli e Monica Poletto, Coordinatrice Tavolo Tecnico legislativo Forum Terzo settore) si è esaminato un altro aspetto del welfare, quello relativo a disabilità, recupero di aree abitative disagiate e domanda di asili nido.
RESISTERÀ?
Per Gian Carlo Blangiardo è difficile sapere se il nostro sistema di welfare sarà in grado di resistere: “Viviamo una situazione di estrema fragilità strutturale per via dell’invecchiamento; i pochi nati, la mancanza di reti familiari che era la forza del welfare familiare di una volta, la perdita di risorse (perderemo in 40 anni dieci milioni di potenziali lavoratori) ci porta a pensare a strategie di altra natura, come la sussidiarietà, bisogna darsi da fare oggi per risolvere un problema che fra qualche anno sarà reale”.
È consapevole della trasformazione della situazione sociale il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi: “Si prendono decisioni senza conoscere a fondo le necessità dei territori. Asili nido: le differenze fra i quartieri di Napoli sono enormi, nei quartieri più agiati c’è grande richiesta perché le donne lavorano anche se fanno meno figli; nei quartieri più poveri dove si fanno più figli c’è poca richiesta perché le madri non lavorano. E’ un paradosso negativo. Ma se la parte pubblica investe e il privato si fa carico di offrire e gestire, il sistema è in equilibrio”.
Monica Poletto ha spiegato come il quadro dei bisogni sia molto più ampio: “Il rapporto del Parlamento sulle dipendenze dice che il 22% dei minori ha provato una sostanza stupefacente, mentre il dato della povertà dice che oggi è sistemica. A Milano ci vogliono sette mesi di attesa per entrare in una comunità per tossicodipendenti. La persona non è un singolo bisogno, ma ha tanti bisogni: chi se ne prende cura interamente? Il Terzo settore ci deve essere, ma non deve intervenire a metà, oggi bisogna programmare e progettare bene, insieme tra pubblico e privato”.
AFFRONTARE LE EMERGENZE, DA MILANO A PALERMO
Abbadessa ribadisce la gravità della emergenza abitativa, “se non ci sono le abitazioni per gli studenti, per gli anziani, per i giovani non si può parlare del resto. Abbiamo avviato il recupero dell’ex ippodromo di Milano dove stiamo costruendo 800 unità abitative di cui 300 dedicate agli anziani, tutte in affitto”.
Significativa l’esperienza di padre Billetta che ha avviato insieme ai suoi confratelli il recupero di un’area disagiata a Palermo: “Il metodo lo scopri strada facendo, con l’ascolto del territorio, il contesto della comunità. Vivere il dono della vita significa che ciascuno può essere gratuità per l’altro. Il percorso è di sussidiarietà circolare dove ognuno riconosce l’altro, dall’impresa profit alla pubblica amministrazione alle iniziative sociali, al volontariato: la vera risorsa è la ricchezza dell’umanità”.
Infine Monica Poletto ha sottolineato di nuovo il ruolo avanzato che ha ormai il Terzo settore , che è un mondo molto variegato, è cresciuto tantissimo, e professionalizzato. Co-progettazione e co-programmazione sono un'espressione dellasussidiarietà e il Terzo settore è pronto a uscire da un inevitabile innamoramento di sé per aprirsi a uno scopo comune, cosa che si sta realizzando”.
IL RUOLO DELLA (BUONA) POLITICA
Nell’ultimo incontro la domanda sullo stato del welfare è stata posta ai protagonisti della politica (Lucia Albano, Sottosegretario Ministero dell’Economia e delle Finanze; Stefano Bonaccini, Presidente Regione Emilia-Romagna; Massimiliano Fedriga, Presidente Regione Friuli-Venezia Giulia; presente anche Pierciro Galeone, Direttore IFEL). Partendo dal dato di fatto emerso durante il secondo incontro e che cioè quando si parla di welfare si parla quasi sempre di pensioni e di sanità, mentre la terza voce quella della protezione sociale è spesso la più trascurata (disabili, assistenza alla prima infanzia, temi su cui le famiglie incontrano le difficoltà più grandi) si è visto che su un totale di 632 miliardi di spesa per i welfare nerl 2023, il 50,3 è andato alla previdenza; il 21% alla sanità e il 16,05 alle politiche sociali. C’è una distorsione distributiva, si dà molto ad alcune categorie e in alcuni casi quasi niente ad altre categorie di vulnerabili.
Il presidente del Friuli Fedriga ha notato che siamo davanti a un netto cambiamento del welfare, a cui bisogna rispondere ad esempio con la riduzione dei punti nascita: “Davanti a sempre meno nascite e a un aumento degli anziani, lasciare aperti troppi punti nascita significa avere meno personale per altre esigenze come appunto gli anziani”.
Dal suo punto di vista l’ex presidente di Emilia Romagna, Bonaccini, ha chiarito i termini del nostro sistema di welfare: “L’Italia nel 2050 arriverà a un rapporto 1 a 1 tra chi lavora e produce e tra chi non lavora. Non solo: davanti all’inverno demografico che stiamo vivendo servono più immigrati”. Infine, ha detto, presentando la sua esperienza di collaborazione con il Terzo settore,”ci sono dei servizi in cui il pubblico può gestire di meno e controllare di più, dando spazio al privato sociale”.
Il dirigente di IFEL, Galeone, ha detto chiaramente come il nostro sia “un welfare scombinato. I Comuni spendono 10 miliardi le famiglie di tasca propria spendono più 47 miliardi, quattro volte quello che spendono i comuni. Le badanti in Italia sono un milione, il secondo gruppo professionale dopo gli insegnanti, e sono completamente a carico delle famiglie”. Inoltre, “il 60% della spesa per l’assistenza è a carico dei Comuni, il 18 viene dalle regioni e solo il 20% dallo Stato”.
Il sotto segretario all’economia ha detto come stiano lavorando per incrementare la cosiddetta economia sociale (in Italia, 4,5 milioni di volontari e più di 400mila associazioni): “L’Italia ha una enorme ricchezza che l’Europa guarda con interesse, si aspettano che noi portiamo la nostra competenza relativamente al codice del Terzo settore”.
C’è stato infine l’intervento in collegamento video della professoressa Nadia Urbinati che ha specificato come il welfare sia connesso con l’idea stessa di democrazia: “Indebolire il welfare porta alla crescita dei populismi” ha detto. Aggiungendo che esiste una relazione indissolubile tra welfare e democrazia: "Le democrazie sono sistemi politici e istituzionali che si fondano sull’inclusione di tutti i cittadini e quindi di coloro che possono e di coloro che non possono prendersi cura dei loro bisogni ed esigenze. Bisogna quindi usare il pubblico e l’associazionismo per fare quello che individualmente i cittadini non potrebbero”.