Quali sono le condizioni che possono aiutare il singolo e le comunità in cui vive a fare piena esperienza di libertà all’interno di una società? Per rispondere alla domanda non è superfluo riprendere due testi molto diversi tra di loro: l’intervento dal titolo Senso religioso, opere e politica di don Giussani all’assemblea della Democrazia Cristiana lombarda svoltosi ad Assago nel 1987 e Scelte sociali e valori individuali, l’opera fondamentale di K. J. Arrow, premio Nobel per l’economia e teorico dell’economia del benessere.
Don Giussani affermò che il desiderio di felicità, di verità, di giustizia, di bellezza costituisce la scintilla che accende il «motore», per cui l’uomo «si mette a cercare il pane e l’acqua, si mette a cercare il lavoro, a cercare la donna, si mette a cercare una poltrona più comoda e un alloggio più decente, si interessa a come mai certi sono trattati in un modo e lui no, proprio in forza dell’ingrandirsi, del dilatarsi e del maturarsi di questi stimoli che ha dentro e che la Bibbia chiama globalmente cuore» (cfr. L’io, il potere, le opere, pag. 173). Tuttavia, la mentalità dominante tende a ridurre sistematicamente i desideri dell’uomo, cercando di governarli, di appiattirli, fino a creare «smarrimento dei giovani e cinismo degli adulti». Per questo occorrono movimenti che educano il desiderio, fino a permettere quell’esperienza di libertà che è soddisfazione del desiderio, e «incapaci di rimanere nell’astratto […], tendono a mostrare la loro verità attraverso l’affronto dei bisogni in cui si incarnano i desideri, immaginando e creando strutture capillari e tempestive che chiamiamo “opere”», cioè «forme di vita nuova per l’uomo», come le chiamò Giovanni Paolo II al Meeting di Rimini nel 1982. Da qui nasce l’appello finale alla politica, perché rispetti e valorizzi questo dinamismo virtuoso: «Un partito che soffocasse, che non favorisse o non difendesse questa ricca creatività sociale contribuirebbe a creare o a mantenere uno Stato prepotente sulla società»
Alla luce del discorso di Assago è interessante rileggere l’opera fondamentale di Arrow. L’economista americano dimostra che l’unico caso in cui un ordinamento sociale può essere costruito come semplice funzione delle preferenze personali è quando si attui, nei mercati e nella vita politica, una dittatura. C’è una sola possibilità in cui questa eventualità può essere evitata: quando, rinunciando all’utopia neoclassica dell’intangibilità delle preferenze individuali, più persone riconoscano valori comuni che rispecchiano i loro «desideri socializzanti»: «L’ordinamento rilevante per il raggiungimento di un massimo sociale è quello basato sui valori che rispecchiano tutti i desideri degli individui, compresi gli importanti desideri socializzanti». In tal caso si può giungere ad accordi che permettono ad una società di essere libera nel suo complesso e rispondere ai desideri dei singoli: «Ad esempio, la fede nella democrazia può essere così forte che qualsiasi decisione sulla distribuzione dei beni, raggiunta con un metodo democratico, può essere preferita a qualsiasi altra decisione, raggiunta in un altro modo…». Cosa può accomunare i principi della Dottrina Sociale della Chiesa rivisitati da don Giussani e la trattazione di Arrow?
Il fatto che, per aiutare gli uomini a fare un’esperienza di libertà, è necessario un assetto sociale caratterizzato dalla sussidiarietà, intesa come ordinamento che valorizza i desideri degli io e le libere aggregazioni in cui questi desideri si sviluppano e si esprimono. Quanto detto permette di dettagliare anche quali siano i capisaldi operativi della sussidiarietà. Si è detto che occorre educare gli uomini perché i loro desideri non siano ridotti e divengano effettiva libertà, intesa come responsabilità e capacità di costruzione.
Tuttavia uomini così educati hanno bisogno di strumenti per poter essere più efficaci nell’agire sociale, economico e politico. Da qui si deduce che per attuare la sussidiarietà il primo strumento è l’investimento in capitale umano, inteso come una sistematica formazione e istruzione di coloro che, mossi da un ideale e dal loro desiderio, vogliono dar vita a opere e partecipare al cambiamento e al miglioramento di sé e dei propri simili. Ciò premesso, il fatto che Arrow articoli la sua trattazione in due aspetti fondamentali, il governo della società e il mercato, permette di enucleare gli altri fondamentali aspetti per l’attuarsi di una vera sussidiarietà. Innanzitutto, nei mercati di beni e servizi devono esser rispettate le regole necessarie perché ognuno possa esprimere le proprie potenzialità senza costrizioni. Le distorsioni che avvengono oggi in Italia nel sistema bancario, i privilegi che vengono concessi da parte dello Stato e del sistema finanziario a certe grandi imprese incapaci di vero sviluppo, la penalizzazione di molte piccole e medie imprese (ancorché concorrenziali e vitali), la falsa liberalizzazione delle pubbliche utilità che ha dato vita a oligopoli e monopoli, le rendite ingiustificate di corporazioni e lobby, sono forme larvate di dittatura che impediscono la pari opportunità nella competizione, la valorizzazione dei capaci e dei meritevoli e quindi la libertà.
Anche nei “quasi mercati” del welfare (sanità, assistenza, istruzione, cultura), sussidiarietà significa tutelare un incontro tra domanda e offerta al di fuori di utopie neoliberiste e dirigismi statalisti. Ciò significa permettere all’utente di scegliere chi, tra operatori di diritto pubblico, profit e non profit, eroga il servizio in un modo più confacente al suo bisogno, supportandone la scelta mediante voucher, deduzioni, detrazioni e donazioni detassate (vedi il decreto “Più dai, meno versi”), che consentano all’utente di coprire il costo delle tariffe dei servizi non erogati da enti pubblici. Lo Stato non vedrebbe sminuita la sua funzione, anzi dovrebbe essere più efficiente nel fissare chiare regole del gioco, nel vigilare contro gli abusi, nel valutare la qualità, ai fini dell’accreditamento e per il superamento delle asimmetrie informative (mancanza di conoscenze chiare dell’offerta, tipiche di questi settori), nel continuare a erogare parte dei servizi attraverso enti di diritto pubblico. Per ciò che concerne l’altro aspetto toccato da Arrow - il governo della società - occorre superare l’autoreferenzialità della “cittadella politica” che distorce il rapporto tra partiti, Stato, cittadini, sotto due aspetti altrettanto importanti. Da una parte è da evitare l’invasività di partiti che tendono a subordinare movimenti, società civile, mondo economico e culturale fino a tentare di eliminare l’espressione libera dei cittadini, anche nelle elezioni, abolendo le preferenze e predeterminando il nome degli eletti. Dall’altra parte, occorre tornare a rispettare il valore delle istituzioni, che rappresentano lo Stato e sono garanzia di diritti dei cittadini, in quanto troppe volte in questi anni sono state svilite e subordinate ai propri interessi da esponenti di entrambi gli schieramenti.
Se queste sono le linee fondamentali secondo cui attuare il principio di sussidiarietà, non bastano analisi per renderlo effettivo: occorre mostrarne e moltiplicarne gli esempi in atto nell’istruzione, nei mercati, nel welfare, nella politica (vedi, ad esempio, l’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà), condizioni indispensabili per evitare quel declino che, oggi, ha inizio innanzitutto nelle coscienze.