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Articolo di Giorgio Vittadini sul quotidiano "Il Sole 24 Ore"

Infrastrutture. Pnrr, occasione
per una nuova governance

L'Italia sta realizzando il più grande investimento in opere strategiche della sua storia. Ma è necessario ammodernare i contratti e sviluppare una cultura del dialogo fra enti pubblici e privati e fra Stato ed Enti locali

L’Italia ha storicamente destinato meno risorse alla costruzione e alla manutenzione di infrastrutture rispetto ai partner europei. Nel 2021, ad esempio per ciò che riguarda il trasporto, la spesa è stata solo dello 0,5% del prodotto interno lordo, quasi la metà rispetto a Gran Bretagna (0,9%), Francia (0,9%) e Germania (0,8%). Adesso, anche grazie ai fondi europei del Pnrr, il Bel paese sta realizzando il più grande investimento in opere strategiche della sua storia: circa 125 miliardi di euro nell’arco di dieci anni. La Penisola si avvia così a ridurre il divario con altre grandi economie continentali.

Tra i progetti figurano l’alta velocità ferroviaria e le "strade intelligenti", ma saranno rinnovati o potenziati anche metropolitane, porti, aeroporti, infrastrutture idriche ed edilizia pubblica. Da questa epocale operazione è atteso un volano per economia e occupazione, la soluzione di problemi quali la manutenzione di strade e ponti, l’affronto del dissesto idrogeologico e, in generale, il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Una grande sfida come dimostra il Rapporto "Sussidiarietà e...governo delle infrastrutture", realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà (Fps).

 

Rapporto 2023: "Sussidiarietà e...

governo delle infrastrutture"

 

 

La Penisola è chiamata a realizzare il 90% in più delle opere rispetto al recente passato, ma la "governance" non si è evoluta. I modelli contrattuali sono fermi a decenni fa e la " cultura del dialogo" tra parti pubbliche e private e fra enti locali e centrali non è decollata. Eppure non si può sprecare una simile occasione, come ha ammonito il Presidente della Repubblica. Si impone allora una riflessione sugli strumenti per attuare il nuovo ambizioso piano. Una questione spinosa riguarda la capacità di spendere le risorse. A tre anni dalla data prevista per l’ultimazione dei lavori legati al Pnrr, infatti, il 64% dei fondi devono ancora essere spesi, a causa di lentezze burocratiche e scarsa collaborazione fra i vari soggetti coinvolti. Sarebbe perciò utile adottare anche in Italia i "modelli collaborativi sussidiari" utilizzati con successo in molti Paesi.

Nel 2003 la stessa Corte Costituzionale, in occasione di un conflitto fra Stato e Regioni, sancì che in questi casi vada rispettato il principio di leale collaborazione, ossia che le Regioni fossero adeguatamente coinvolte nelle decisioni amministrative. Il Rapporto mostra che un approccio sussidiario è il pilastro di un modello di sviluppo sostenibile anche per le infrastrutture. La cultura della sussidiarietà, infatti, introduce una dimensione di "responsabilità diffusa" per il bene comune, mettendo al centro il dialogo costruttivo tra comunità locali e amministrazioni centrali e fra pubblico e privato. Ci sono 5 fasi chiave da considerare nel caso delle infrastrutture: programmazione, progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione. Con il coinvolgimento dei vari soggetti si migliorano i progetti e si snelliscono i processi. La chiave del successo è la sussidiarietà, sia verticale (i diversi livelli di governo) che orizzontale (i vari soggetti e il  terzo settore).

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