VIVERE DI PIÙ, MA VIVERE MEGLIO
Il tema degli anziani è all’ordine del giorno. Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, è stato relatore del recente disegno di legge riguardante le deleghe in materia di politiche in favore delle persone anziane non autosufficienti.
Se è un bene che si viva di più, la domanda riguarda la qualità di questo vivere più a lungo.
Stiamo attraversando un cambiamento epocale. Per millenni la durata media della vita è stata meno di 40 anni, negli ultimi due secoli si sono raggiunti gli 80 anni, seppur con grandi differenze tra le aree geografiche. L’abbazia di Morimondo in Lombardia è stata costruita in più di cent’anni. Un tempo, chi iniziava una grande opera, non ne vedeva la fine. L’età in cui si mettevano al mondo dei figli era 14, 15 anni.
Vivere fino a 80 anni e oltre cambia la percezione della vita. Oggi siamo in grado di vedere gli esiti delle nostre azioni, a differenza dei monaci di Morimondo che hanno gettato le fondamenta dell’abbazia. Allo stesso tempo, ci troviamo a passare una parte consistente della vita in condizioni difficili.
Milano, boom di centenari: oggi l’anagrafe ne conta 672
Innanzitutto per una diffusa e distorta percezione del valore dell’anzianità, in una società che guarda alla vita secondo il criterio della convenienza economica. La pensione sembra sancire la fine della vita e dell’utilità sociale di un esercito di persone ricche di energia, voglia di fare e soprattutto di esperienza.
L’individualismo, l’indebolimento dei legami sociali, la crisi dei corpi intermedi lascia sole tante persone, che invece vorrebbero e potrebbero partecipare alla costruzione sociale e civile.
Al bisogno di compagnia si aggiunge quello di cura di patologie che tendono sempre più a cronicizzarsi, ma che il nostro sistema sanitario tratta ancora come acuzie, non fornendo risposte adeguate. In Lombardia, fino a qualche anno fa, gli ospedali, luogo per la cura di malattie acute, avevano il 40% dei ricoverati affetti da malattie croniche, oggi la percentuale è ancora più alta.
DECUPLICATO IL NUMERO DEI CENTENARI
In Italia ci sono oggi 20mila centenari, tre ogni 100mila abitanti con una crescita del 70% in dieci anni, le donne prevalgono con l’83%. Secondo gli studi di Gian Carlo Blangiardo, già presidente Istat, nel 2050 avremo un milione di ultracentenari. Oggi a Milano ci sono 672 ultracentenari, 576 sono donne, 96 uomini. Negli ultimi 30 anni sono decuplicati. Si tratta di un centenario ogni 2041 abitanti; a Roma uno ogni 2114 abitanti; a Torino uno ogni 2363 e cresceranno ancora.
Ben venga l’allungamento della vita, ma il tema che si apre è quello della sua qualità. È diverso se l’anziano è confinato in una Rsa in cui sono garantiti solo livelli minimi di sopravvivenza fisica.
Anziani e disabili: un nuovo modello di assistenza
Il DDL anziani mira a un ripensamento dei servizi sul territorio perché le persone non autosufficienti non siano costrette a vivere abbandonate in luoghi di emarginazione. Le famiglie che vogliono tenere i loro anziani a casa devono essere aiutate a farlo.
Abbiamo guadagnato dal punto di vista della longevità, ma abbiamo perso da quello dell’accompagnamento e del sostegno umano. Cento anni fa l’anziano faceva parte di un contesto familiare, esistevano dei nuclei familiari in cui anziani, coppie giovani e bambini si sostenevano a vicenda. Non possiamo accontentarci dell’allungamento della vita se la qualità peggiora. Pensiamo che contributo di esperienza può dare nel mondo del lavoro un anziano, quanta importanza può avere per una coppia di giovani che lavorano avere dei nonni. E poi è un segno di civiltà occuparsi di loro quando ne hanno bisogno. Invece spendiamo lo 0,7% del Pil per gli anziani non auto sufficienti contro una media europea che raggiunge il 2,4. La qualità della spesa è legata al tipo di assistenza che si può dare.
ANZIANI AUTOSUFFICIENTI, AIUTO AI GIOVANI E SUSSIDIARIETÀ
Gli anziani auto sufficienti possono rendere più facile la vita dei giovani e garantire a se stessi una vita soddisfacente. La globalizzazione finanziaria ha generato tanto individualismo. Un poliziotto di New York mi ha raccontato che al tempo del Covid ogni giorno era chiamato a sfondare porte di case in cui dentro trovava persone sole, morte da settimane, molte di queste anziani.
La longevità non è solo una idea demografica, bisogna ripensare i valori di solidarietà e pensare a una efficienza sociale completamente diversa. Bisogna pensare al valore di una “biodiversità umana”, perché tutti, anche gli anziani, possano dare il loro contributo alla comunità a cui appartengono.
Questo è il tema della sussidiarietà, un sistema fatto di luoghi in cui le persone vivono insieme, dove le istituzioni aiutino le famiglie a non recidere il rapporto con i loro anziani, dove ci siano punti di incontro e di condivisione. Il Banco alimentare in Lombardia vive del lavoro di 150 volontari che sono persone in pensione e senza dei quali questa realtà non si reggerebbe. Portofranco, associazione di aiuto allo studio, è fatta in gran parte da insegnati in pensione. Alla Ferrero è prassi proporre ai manager che vanno in pensione dei contratti di collaborazione per la formazione dei giovani in tutto il mondo. Perché, si è detta l’azienda, buttare via l’esperienza di qualcuno che ha fatto tanto? Facciamo in modo che trasmettano esperienza.
Il Rapporto “Sussidiarietà e… sviluppo sociale” mostra che l’impegno in realtà sociali migliora la qualità della vita e riduce le “morti evitabili”. In una parola che la sussidiarietà favorisce la longevità.
Sussidiarietà e... sviluppo sociale
Il tema posto dal libro di Attilio De Pascalis, “Longevità fatale”, ci costringe a ripensare ai nostri modelli di vita. Ci vuole un ripensamento dei luoghi sociali. Penso che il titolo di questo libro apra non solo una riflessione sugli anziani, ma un ripensamento della nostra vita. Il fatto che si viva di più possa dire che la qualità e la socialità del vivere possa essere ripensata. Non risolverà il problema della natalità ma renderà la vita più umana per tutti.
* Intervento tenuto il 5 ottobre 2023 alla presentazione del libro thriller “Longevità fatale” di Attilio De Pascalis, alla libreria Hoepli di Milano