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VIDEO | Il talk della Fondazione al Meeting di Rimini 2023 / 2

Generazione lavoro. Dalla fuga
alla circolazione dei talenti

  • 29 AGO 2023

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Andare all’estero dopo la laurea può essere un arricchimento. Ma occorrono in Italia prospettive solide per il futuro di ognuno. E per attrarre cervelli dall’estero occorrono strategie e programmi

Nella seconda puntata del Talk della Fondazione per la Sussidiarietà si affronta il problema dei giovani rispetto al  mondo del lavoro. Mismatching tra formazione ed esigenze delle imprese, stipendi non competitivi, carriere incerte. Un numero crescente di ragazzi e ragazze che lasciano l’Italia per cercare migliori condizioni all’estero. Poca capacità di valorizzare i giovani che vengono accolti nel nostro Paese e poca attrattività per i talenti stranieri.

Ospiti in studio

Pier Giorgio Bianchi, Cofounder e Amministratore Delegato Talents Venture

Luca Farè, Fondazione per la Sussidiarietà

Lorenzo Maternini, Co-founder di Talent Garden

Monica Poggio Amministratore Delegato Bayer

Conducono

Enrico Castelli e Irene Elisei

7’40” - INTRODUZIONE – Un milione di giovani italiani tra il 2012 e il 2021 ha lasciato il Paese, 250mila erano laureati, tra il 5 e l’8% dei laureati totali. Di gran lunga inferiore il numero degli studenti stranieri venuti da noi. Dal Mezzogiorno l’esodo è sia all’estero sia al Nord Italia.

Nell’introduzione viene fornito un quadro articolato sia dei flussi sia delle remunerazioni medie dei laureati in Italia e all’estero.

 13’26” - BIANCHI - Non è corretto parlare di fuga di cervelli perché è un bene che si possa fare esperienza all’estero e poi tornare. La città più internazionale in Italia è Milano, ma i salari sono bassi e il costo della vita elevato: su questo occorre intervenire. Bisogna fare programmi che rendano attrattive anche le altre città italiane. Il dipartimento di Stato americano invita e favorisce giovani under 35 europei: perché non fare un programma con cui portare giovani africani e orientali nelle tante città italiane?

17’58” - MATERNINI - La nostra azienda nacque dall’idea che non fosse necessario andare in Silicon Valley per creare impresa digitale. Ci siamo preoccupati perciò di favorire un ecosistema in cui ci fosse uno scambio continuo di conoscenze. Quanto ai salari di ingresso, è vero che sono molto bassi in Italia. Ma è naturale che i primi anni si fanno sacrifici a patto che ci sia una prospettiva solida di futuro.  

26’50” - POGGIO - Una circolazione di talenti è auspicabile, essere esposti a idee e stimoli diversi dovrebbe arricchire. Ma come far sì che queste persone ritornino e come fare che persone straniere siano attratte dall’Italia? Le università milanesi li attraggono, vengono ma non si fermano. Per diventare più attrattivi, occorre anche una diversa cultura aziendale che offra sostenibilità, senso, prospettiva e elimini ogni forma di discriminazione, a cominciare da quella tra uomo e donna.

31’00” - FARE’ - Io sono andato in Belgio dopo una laurea in economia, sapevo che fare un dottorato di ricerca all’estero mi avrebbe arricchito, non volevo lasciare l’Italia, ho deciso di scegliere l’offerta lavorativa dal più alto potenziale lavorativo. Ho deciso di tornare perché chi mi ha offerto una posizione di lavoro aveva il desiderio di lavorare con me. Ho avuto una formazione che mi ha permesso di acquisire competenze che mi hanno permesso di giocare le mie carte all’estero e che mi hanno aperto la mente, che ci siano tanti giovani italiani all’estero è positivo perché dimostra che il nostro sistema di formazione è di qualità.

38’05” - MATERNINI - Come colmare le richieste delle aziende di nuove professionalità rispetto a quelle che il sistema della formazione ha sempre immesso nel mercato e come riqualificare la formazione professionale? Il cambiamento delle professionalità oggi è velocissimo. Ci sarà un gap da colmare con programmi intensivi di riqualificazione continua all’interno delle aziende. Sul formare nuove professionalità oggi il sistema cerca soluzioni a volte improvvisate. Non va bene.

41’42” - POGGIO - C’è necessità di dialogo “alla pari” fra sistema educativo e mondo del lavoro. Avremo sempre più bisogno di persone che sappiano imparare a imparare. Inoltre in Italia abbiamo pochi diplomati in fascia terziaria provenienti dagli ITS. Si tratta di orientare i ragazzi in modo che proseguano gli studi facendo percorsi aderenti alle richieste del mondo del lavoro,

46’00” - FARE’ - Uno dei motivi per cui tanti giovani italiani siano richiesti all’estero è perché il sistema italiano è meno schiacciato sul modello produttivo come lo è il modello anglosassone dove le dinamiche aziendali vengono portate dentro alle università. In Italia il sistema è più incentivato alla sedimentazione delle conoscenze, ci sono meno lavori di gruppo, lezioni più diluite nel tempo, sessioni di esame più lunghe per sviluppare maggiore pensiero critico. Questo è raro trovarlo all’estero. La sorgente del beneficio è la complementarietà tra università e mondo del lavoro.

48’07” - MATERNINI - Siamo riusciti a far trovare lavoro in sei mesi a un 70% di over 45 disoccupati, nonostante la selezione delle aziende dica che per essere assunto devi conoscere il digitale. 

49’10” - BIANCHI - La nostra idea è di permettere di frequentare percorsi universitari o di ITS senza pagare nulla, e entrato nel mercato del lavoro, una volta assunto condivido una percentuale del mio stipendio con chi mi ha fatto fare questo percorso. Dare spazio a enti del terzo settore che davano borse di studio, ma spesso non possono più darle, per far questo abbiamo creato un meccanismo che si auto alimenta.

56’45” - POGGIO – L’85% di chi frequenta gli ITS – Istitui post-diploma - trova lavoro. Sono poco conosciuti, spesso vengono confusi con gli ITIS (che sono scuole secondarie) e sono una valida alternativa all’università.

58’15” - MATERNINI - In Europa il 2023 è l’anno delle competenze, l’Europa vuole potenziare la formazione in competenze digitali. C’è un tema politico, la cassa integrazione. Oggi abbiamo in cassa integrazione personale altamente qualificato che per varie ragione conviene tenere in cassa integrazione. Con le competenze digitali da formare abbiamo un grande dovere come società di formare al lavoro tutte queste persone. Come l’Europa può aiutare le politiche di formazione? È quello che chiediamo all’Europa.

1h00’44” - BIANCHI - Non siamo pronti; mancano metodologie didattiche, al massimo si fa istruzione come si faceva duecento anni fa. Mancano metodologie didattiche innovative e manca chi insegna ad esempio la cyber security: su oltre 5200 corsi di laurea ce ne sono dieci di cyber security. Chi si è laureato in cyber security va a lavorare in una azienda non si ferma in università.

1h02’12” - FARE’ - Vedere partire tanti giovani solleva criticità ma offre anche aspetti positivi per tutto il sistema paese. La formazione ha assunto una dimensione internazionale. L’Europa è nata mettendo in comune carbone e acciaio che erano sorgenti di divisione, magari oggi mettiamo in comune il talento che può essere altrettanto  divisivo.

 

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