Nuova Atlantide n. 8

Persona Comunità Popolo
Sussidiarietà, dinamismo e dialogo

  • MAR 2023

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Dibattito a più voci da uno spunto di Giorgio Vittadini. Un cantiere aperto per riattivare il motore inceppato del sistema-Paese. Alla ricerca di una nuova cooperazione tra le istituzioni e di queste con la società civile

Un confronto tra diversi punti di vista sulla cultura sussidiaria come chiave per la tenuta dei sistemi democratici e come garanzia di uno sviluppo sostenibile.

Questo è il contenuto dell’ottavo numero di Nuova Atlantide, “Sussidiarietà. Persona, Comunità, Popolo”.

Siamo di fronte a un cambiamento rapido e radicale del vivere civile, con l’indebolimento dei legami sociali e dei corpi intermedi, e un neo-liberismo selvaggio che genera povertà, diseguaglianze e scarti.

Non senza una critica alla politica. Scrive Nadia Urbinati:

     “I governi e le politiche sono stati e sono corresponsabili,      
     poiché dove e quando potevano operare per domare quell’entità selvaggia,
     hanno invece allentato le briglie”.

 

La disgrazia

del neoliberismo

 

Si tratta, innanzitutto, di chiamare in campo la comunità, il cosiddetto “terzo pilastro” (definizione di Raghuram Rajan), le formazioni sociali che dal basso concorrono al bene collettivo: riconoscerle, valorizzarle dove sono vive e creative, rianimarle dove il vento della disintermediazione le ha ridotte e svilite.

Non basta invocare principi, serve fare i conti con i bisogni reali delle persone. Lo richiama Tiziano Treu:

     “I messaggi valoriali provenienti dalle comunità intermedie
     devono essere sostenuti non solo dall’esempio individuale,
     ma da un impegno organizzato per dare risposte concrete ai
     milioni di persone bisognose colpite dalla minaccia della
     povertà, della malattia, e anche della solitudine”.

D’altra parte, sottolinea Vanessa Pallucchi:

     “Non valorizzare al massimo le capacità di questo universo
     sociale, peraltro, indebolisce la partecipazione alla vita
     democratica del Paese”.

Ed è Silvia Stilli a precisare il senso di questo impegno:

     “La risposta al disastro globale sta nell’attenzione alla persona, ai suoi diritti e
     alla sua formazione libera, all’interno di una comunità in cui l’accesso garantito
     all’educazione, al lavoro dignitoso, alla libera espressione, ad un tempo libero
     sviluppato tra cultura, impegno, sport, cura degli altri, siano contraddistinti
     dal principio dell’affermazione e della tutela della coesione sociale,
    nella reciproca fiducia attraverso le pratiche della solidarietà attiva”.

 

Le priorità del Terzo settore

per il rafforzamento della sussidiarietà

 

Il passaggio ulteriore da compiere contestualmente, in questa ottica, è studiare e attuare le forme con cui la sussidiarietà diviene metodo di governo, si dispiega cioè in rapporti di dialogo e cooperazione tra i diversi livelli istituzionali e tra questi e la società civile. Lo chiarisce bene Franco Gallo:

     “La sussidiarietà si deve risolvere non in un arretramento
     del potere pubblico, ma in una diversa modalità di
     intervento da parte di esso”.

 Paolo Venturi aggiunge che la logica del dialogo dovrebbe essere connaturata al Terzo Settore:

     “Chi più degli attori dell’economia civile è rivolto,
     per propria natura, a ragionare in un’ottica di collaborazione
     allargata tra più attori, secondo i principi della
     co-progettazione e co-creazione?".

Il dibattito promosso e ospitato da Nuova Atlantide, aperto da un articolo di Giorgio Vittadini, è dunque un cantiere aperto, in cui le voci – tutte molto autorevoli – portano ciascuna un proprio punto di vista e un proprio specifico contributo. L’esito non è una quadratura del cerchio, ma una ricchezza di spunti e riflessioni che illumina il percorso e porta a un punto più avanzato per proseguire in questa direzione.

Nel suo articolo Vittadini – sostiene Enzo Manes nell’editoriale – riconosce nella cultura sussidiaria un innovativo lievito per far crescere il contributo di tutti al bene collettivo. Una cultura che bandisce massimalismi e incompetenza e si offre alla ricerca della migliore risposta possibile ai bisogni concreti. Una cultura dinamica e dialogante che, da una parte, esalta i luoghi di partecipazione della società civile, quale soggetto collaborativo, plurale, relazionale. Dall’altra, un ruolo delle istituzioni pubbliche (Stato e sue emanazioni) che sia meglio precisato, più efficiente e garante del bene comune.

Un protagonismo a tutti i livelli che, come si dice, alzi l’asticella delle sfide poste (e imposte) dalla complessità di questo presente.

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