I ritardi da recuperare. Le responsabilità educative e politiche. Tra i partecipanti, Silvana Sciarra (Presidente Corte costituzionale), Giorgio De Rita (Segretario generale Censis) e Giorgio Vittadini (Presidente Fondazione per la Sussidiarietà)
IL SENSO DEL LAVORO OGGI
Il confronto voluto da Unioncamere e Fondazione per la Sussidiarietà ha inteso essere un contributo a comprendere il cambiamento per cui il lavoro che aveva dato senso alla vita delle vecchie generazioni, non ha più lo stesso significato per le nuove. La domanda cruciale è: che cosa ha minato il senso del lavoro e che cosa può ridarlo?
L’evento si è svolto il 13 settembre a Roma presso la sede di Unioncamere.
Con il coordinamento Alberto Orioli, Vice direttore vicario de “Il Sole 24 Ore”, sono intervenuti con relazioni
· Renato Brunetta, Presidente del CNEL
· Andrea Prete, Presidente di Unioncamere
· Giuseppe Tripoli, Segretario Generale di Unioncamere
· Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis
· Francesca Coin, Sociologa alla SUPSI
· Tiziano Treu, Professore emerito all’Università Cattolica di Milano
· Silvana Sciarra, Presidente della Corte costituzionale
· Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà
BRUNETTA – Inizia l’intervento con una riflessione sui cinque operai morti sul lavoro ai binari del treno a Brandizzo. La loro morte interpella tutti a partire dalle istituzioni e dai corpi intermedi: abbiamo fatto abbastanza? Stiamo vivendo tre transizioni epocali: demografica (con il crollo della natalità), quella digitale (intelligenza artificiale) e quella ambientale-energetica. Nei corpi intermedi abbiamo il miglior strumento per affrontare i cambiamenti non opponendosi con nuove forme di luddismo, ma con il dialogo, la comprensione, l’accompagnamento. Il Cnel deve dare un segnale affinché ritorni la cultura dei corpi intermedi. Lo sta facendo, per esempio, collaborando con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per risolvere il problema dello studio e del lavoro in carcere per eliminare la recidiva.
PRETE - Questo incontro nasce da un confronto con Giorgio Vittadini: come cambia il mondo del lavoro? Tramite il nostro sistema Excelsior abbiamo verificato l’esistenza di un grave mismatch, la mancanza di corrispondenza tra offerta e domanda di lavoro. Il 48% delle aziende afferma di non trovare i profili richiesti. Tra il 2004 e il 2022 i lavoratori tra i 50 e i 64 anni sono diventati da 4,5 milioni a 8 milioni e 300mila; i giovani under 35 da 7,6 milioni a 5,2 milioni. Nel 2050 ci saranno in Italia 8 milioni di persone in età da lavoro in meno del 2022. Altri fenomeni negativi sono la fuga dei cervelli all’estero e i Neet, giovani che non studiano e non lavorano, che sono 1,6 milioni. L’immigrazione potrebbe essere una risorsa: ma dobbiamo immaginare dei processi di regolarizzazione e anche di formazione sulle professioni più ricercate. La Germania lo fece quando ci fu la grande migrazione dalla Siria, ammettendo persone con competenze significative come i medici. Inoltre bisogna dare più supporto alle lauree STEM (“Science, Technology, Engineering and Mathematics”), alle specializzazioni in meccatronica, alle Its Academy.
CRESCE LA FASCIA DEBOLE DEI LAVORATORI
TRIPOLI - Come è cambiato il lavoro dal 2007 a oggi? Da allora c’è stato un succedersi di crisi finanziarie, il Covid e la guerra in Ucraina. I dati del 2022: i lavoratori sono 23,1 milioni (+0,9 rispetto al 2007). Tasso di occupazione: 60% (media Ue 69%). Lavoratori irregolari: 3 milioni. Tasso di disoccupazione: 8,2%. Si è ridotto il numero degli occupati nel settore pubblico, è cresciuto nel settore privato. Il lavoro autonomo è calato, sono cresciuti i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato; è cresciuta la fascia più debole legata a contratti brevi. Sono cresciuti i lavoratori a tempo indeterminato, Ci sono più occupati nei servizi e meno nell’industria e nell’agricoltura. E’ cresciuto il numero delle donne che lavorano, sono oggi circa 10 milioni, come quello dei laureati: ma siamo sotto le medie europee. Gli under 35: le imprese fatte da giovani si riducono ogni anno, a causa del problema demografico.
Il peso del lavoro nella vita - Il lavoro come fonte di reddito principale si è ridotto, perché è cresciuto il peso dei trasferimenti pubblici e delle pensioni. Ogni 100 persone in età lavorativa ci sono 38 persone ultra 65enni. Dal 2007 al 2022 la forbice tra i salari e i prezzi alimentari ed energetici è cresciuta del 30%.
Le scelte di “exit” - Il fenomeno delle grandi dimissioni è in crescita perché i giovani chiedono di cambiare lavoro perché non trovano soddisfazione umana e rispetto dei loro tempi, non trovano conciliazione vita-lavoro. Sta prendendo piede il fare lo stretto indispensabile, perché la vita vera è considerata quella fuori dal posto di lavoro. Lo pensano il 12% dei giovani.
L’impatto della tecnologia - In Italia sono 700mila persone quelle che lavorano nella gig economy. Lo smartworking si è decuplicato, grazie alle piattaforme digitali; assistiamo a una obsolescenza rapidissima delle conoscenze; solo il 25% di chi lavora ha le conoscenze digitali minime. La prima modalità con cui avviene la ricerca di lavoro è ancora il passaparola, i canali pubblici veicolano meno del 10% delle possibilità. Oltre le competenze Green e digitali le imprese chiedono le soft skills, competenze che si educano, la capacità di lavorare in gruppo e la flessibilità. Le imprese che adottano strategie per trattenere persone usano il tema dei salari, l’equilibrio vita-lavoro, la maggior valorizzazione delle persone.
GENERAZIONE PLAYLIST E DENATALITA’
DE RITA - Ci sono processi strutturali di lunga durata rispetto ai quali negli ultimi 20 anni non abbiamo saputo fare politica. Il problema demografico, ad esempio: fra 20 anni avremo un terzo di ventenni in meno; quest’anno abbiamo 65mila bambini in meno nelle elementari. Avremo sempre meno lavoratori. Poi c’è quello della transizione digitale ed ecologica: registriamo un gap di competenze difficile da recuperare nel breve periodo. I sistemi di selezione delle imprese sono ancora artigianali, le stesse imprese sul tema risorse, gestione, selezione, formazioni hanno investito poco. Ci vuole una politica di recupero dei ritardi.
FRANCESCA COIN – Certe rilevazioni fatte in Inghilterra e in Usa, dicono che nel 2015 tra il 37 e il 50% dei lavoratori inglesi sentivano di svolgere lavori inutili, in America il 23%. Altre rilevazioni fatte dicevano che solo il 5, 10% sente di svolgere un lavoro inutile. Il fatto è che il senso di utilità è fortemente soggettivo. Ora l’elemento soggettivo ha avuto poco ascolto nell’organizzazione del lavoro. Il denaro è un problema ma anche il senso del lavoro è in primo piano. E’ stata coniata l’espressione: Generazione playlist: abbiamo abituato i giovani a adattare ogni cosa alle proprio esigenze, è inevitabile che sarà così anche sul posto di lavoro. Abbiamo brandizzato il riconoscimento delle persone nelle aziende ma poi il personale chiede possibilità di regolare i propri turni gestendo il proprio tempo con la possibilità di lavorare da remoto. La pandemia è stata un trauma che ha creato discontinuità perché il valore del tempo è cambiato.
TREU - Ci si occupa poco del senso del lavoro. Abbiamo costruito per un secolo un insieme di diritti e tutele importanti, che hanno lo scopo di dare dignità al lavoro, ma solo quello. E non per tutti: l’economia informale e irregolare è preponderante nel mondo. Occorre rafforzare le istituzioni del lavoro. Di fronte all’esplosione della esigenze personali - oggi si parla di lavoro personale, che è un termine nuovo - non bastano le tutele e le protezioni, ci deve essere qualcosa di più.
SCIARRA - Il tema della spiritualità del lavoro ricorre nei padri costituenti e anche recentemente in un libro del cardinale Zuppi. Questa impostazione di fondo si trova nell’articolo 4 della Costituzione. Assistiamo al rilancio della doppia transizione verde e digitale. La sua urgenza comporta la perdita di posti di lavoro: non aver saputo anticipare i tempi del cambiamento, è una criticità rispetto all’articolo 4 della Costituzione perché non c’è incontro fra domanda e risposta. Il lavoro prestato attraverso le piattaforme digitali (si parla di management dell’algoritmo e di taylorismo digitale) sono novità che ci fanno interrogare: le tutele dei diritti si possono estendere ai nuovi lavori? Cosa c’è rimasto di tradizionale? C’è l’algoritmo che prima non c’era, ma il senso del lavoro rimane scolpito nei valori costituzionali che non possono venire meno. Si usa spesso il termine lavoro personale, per cui salta la netta distinzione tra autonomo e subordinato: la Corte di giustizia del diritto europea ha stabilito che si deve prescindere dalla forma giuridica del contratto per rispettare il caso personale di ogni lavoratore.
VIDEO | La Fondazione al Meeting: l’intervento della presidente della Consulta
Conclusa l’esposizione delle relazioni, si è dato spazio al dibattito assembleare. Sono intervenuti:
· Luca Antonini, Giudice della Corte costituzionale
· Carlo Borgomeo, Presidente di Assaeroporti
· Don Vincenzo D’Adamo, Rettore della Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola
· Simonetta Iarlori, Chief Human Resoruces & Org. Multiutility Toscana
· Laura Lega, Capo Dipartimento Ministero dell’Interno
· Massimo Luciani, Professore Emerito de “La Sapienza” e accademico dei Lincei
CONCLUSIONI
VITTADINI - La dignità e responsabilità del lavoro sono scritte in Costituzione e insite nella nella profondità del popolo italiano, come ben mostrato nei racconti di Guareschi o in un film come L’albero degli zoccoli di Olmi. Il lavoro e l’istruzione sono la redenzione, il gusto di tutto. Quando visitai il carcere di Padova un carcerato portò il certificato di lavoro e mi disse: "Da dentro il carcere lavoro e mantengo la mia famiglia, la mia vita è utile". Questa è la cultura italiana: il lavoro come dignità, come possibilità di corrispondere ai bisogni propri ma anche della società. Non si nasce al lavoro per la funzionalità, ma per un ideale. Enzo Jannacci parlava nelle sue canzoni di dignità nel lavoro. Bisogna ritrovare la dignità del lavoro. Lasciarsi alle spalle la cultura fordista per cui io servo come un pezzo dell’ingranaggio o non servo. Occorre una istruzione che ridia gusto di conoscere, che dia entusiasmo ai ragazzi.
I corpi intermedi. Nel vangelo c’è scritto “guai all’uomo solo”. I corpi intermedi sono luoghi di educazione e aiuto. La grande impresa deve capire che l’uomo è una risorsa, far sì che la persona sia un alleato.
La Costituzione, le leggi: la dignità del lavoro deve tornare il tema fondamentale della legislazione: il lavoro al centro dello sviluppo; la lotta alla rendita e al lavoro nero. È un tema che deve unire le forze politiche, come fecero De Gasperi e Togliatti per affrontare il problema dell’arretratezza a Matera.
2022 |
Gian Carlo Blangiardo, Alberto Brugnoli, Marco Fattore, Filomena Maggino, Giorgio Vittadini
La cultura sussidiaria, intesa come partecipazione ad attività collettive, sociali e civiche, quale impatto ha sul benessere degli italiani? Il Rapporto, realizzato in collaborazione con Istat, mostra che la sussidiarietà contribuisce allo sviluppo sociale, ad esempio facilitando la ricerca di un lavoro e riducendo il rischio di povertà
2021 |
A cura di Alberto Brugnoli, Mario Mezzanzanica, Giorgio Vittadini
Dall’analisi di 2,5 milioni di offerte di impiego on line negli ultimi cinque anni, la ricerca individua le dinamiche del mercato e le nuove competenze richieste, misura il mismatching italiano e avanza proposte di politiche attive del lavoro
FORMAZIONE | Laboratorio per lo sviluppo (2021) I temi trattati
Trasformazione digitale, smartworking, reti di imprese. Imprenditori, manager, professionisti, consulenti, ricercatori, policy makers si sono incontrati per mettere in comune idee, elaborare proposte, costruire il New Normal. Ecco una sintesi