In collaborazione con Fondazione per la Sussidiarietà.
Gaël Giraud, Economista, gesuita, docente alla Georgetown University di Washington; Carlin Petrini, Sociologo, scrittore e attivista italiano, fondatore dell’associazione Slow Food e Terra Madre, coautori di Il gusto di cambiare. La transizione ecologica come via per la felicità (Slow Food Editore – Lev). Introduce Fabrizio Piccarolo, Direttore Fondazione Lombardia per l’Ambiente. Modera Giorgio Vittadini, Presidente Fondazione per la Sussidiarietà.
I cambiamenti climatici che si stanno verificando negli ultimi decenni hanno impatti disastrosi sulla vita quotidiana di milioni di persone. Il tema di un ripensamento del rapporto tra uomo e natura richiede anche una riflessione sul modello di sviluppo. Quali sono le scelte strategiche da attuare? Di cosa parliamo effettivamente quando parliamo di Transizione ecologica?
Petrini - Si sta aprendo una nuova fase storica, una fase che durerà molti decenni. Siamo appena usciti da una rivoluzione industriale durata tre secoli, in cui l’umanità ha conosciuto livelli di benessere mai visti prima. C’è un elemento che non è stato però preso in considerazione e riguarda i limiti dello sviluppo. Credevamo che le risorse del pianeta fossero infinite. Oggi prendiamo atto che le risorse hanno una finitezza e questa si mostra nelle forme più diverse, come la situazione climatica o la carenza della fertilità dei suoli.
La mobilità, le macchine, gli aerei e le navi incidono per il 17% sull’aumento del CO2, mentre il 35% è determinato dalla produzione del cibo con allevamenti e agricoltura intensivi. L’elemento più rilevante di cui però non ci curiamo è lo spreco alimentare, che è di proporzioni incredibili: ogni anno buttiamo un miliardo e mezzo di cibo edibile, cosa che fa crollare il valore economico del cibo. Per produrre quelle tonnellate di cibo sono stati utilizzati 200 milioni di ettari di terra fertile, terra lavorata per produrre, anche attraverso miliardi di litri d’acqua, che buttiamo via. È una situazione vergognosa, le persone che faticano a mangiare ogni giorno sono passate da 850 milioni a più di 900 milioni di persone. E poi ogni anno ci sono 25 milioni di morti per fame in maggior parte bambini. Di fronte a questa vergogna dovrebbe intervenire la politica planetaria.
Da più parti si presenta il concetto di transizione ecologica come una sorta di mortificazione: fino adesso abbiamo goduto adesso tiriamo la cinghia. È un messaggio sbagliato. Quando ero giovane 50 anni fa il consumo di carne degli italiani era 40 chili pro capite oggi è di 95, ed era una situazione nutrizionale straordinaria e più che sufficiente, il cambio dei nostri comportamenti non è mortificazione ma liberazione.
La situazione è drammatica e chiederà a tutti di essere attivi. Assistiamo a una assenza della politica su queste tematiche. La sensazione è che ci stiamo muovendo in ritardo e che la situazione climatica può essere irreversibile. La conferenza di Parigi nel 2015 lo aveva detto, ma si continua a non fare niente.
Questa società basata sull’iper-liberismo sta creando sofferenza e diseguaglianza. Un esempio è quanto si sta facendo a Taranto, dove una grande industria si sta trasformando in modo ecologico. Ma se passa il concetto che questo cambiamento è una mortificazione nessuno vorrà cambiare le cose. Abbiamo davanti un periodo storico lungo in cui c’è bisogno di dialogo fra le parti. Siamo cresciuti nella logica che meno durano le cose e più sono funzionali alla economia così si comprano cose nuove.
A noi tutti viene chiesto di abiurare quella che consideriamo religione: una economia basata sulla crescita continua, sul Pil, sono obsoleti, ma sono entrati nel nostro Dna. Nessuno è convinto che possa esserci un’altra strada. Quando qualcuno indica una nuova idea viene accusato di essere un visionario fuori del mondo.
In questo momento ci sono due tematiche fondamentali per l’umanità: il cambio del rapporto uomo-natura e la pace. Il papa è una voce che grida nel deserto.
Dobbiamo mettere in atto un nuovo soggetto politico, nella nostra Europa la più grande rivoluzione è avvenuta nell’alto medio evo quando le comunità benedettine hanno fatto nascere l’agricoltura europea. Lo hanno fatto con forme comunitarie e regole precise che sono valide ancora oggi. Implementare forme di comunità che abbiano una loro autonomia, che esprimano la loro diversità. Abbiamo dato vita alle comunità Laudato si’ senza guardare se sei credente o no, accogliendo tutti. Questa è la nuova frontiera della nuova politica: ha bisogno di un soggetto diffuso, una società civile che sposa l’idea di comunità bio diverse.
GIRAUD - Le banche hanno una grande responsabilità nel non fare niente per la transizione ecologica. La classe politica europea ha capito che la transizione è necessaria, lo hanno capito anche le aziende che puntano su questo come il business del futuro. L’unico settore della società dove questo non è capito è il settore bancario. Se guardiamo le prime 11 banche della zona euro hanno 35 miliardi di attivi finanziari vincolati all’energia fossile. Se domani le energie fossili (carbone, petrolio, gas) fossero vietate il prezzo di mercato nel bilancio delle banche andrebbe a zero. Questo significherebbe la morte delle banche. Ma c’è una soluzione: chiedere alla Banca centrale europea di diventare la banca spazzatura per tutta la zona euro, le banche non soffrirebbero e potrebbero finanziare la transizione ecologica. La Banca centrale può perdere miliardi di euro senza morire, può ricapitalizzarsi senza costo per nessuno. Quando ho detto questo alcuni colleghi mi hanno detto non ho capito niente, ma dopo alcuni mesi una istituzione svizzera, la Banca Centrale di tutte le banche centrali di tutto il mondo ha pubblicato un rapporto dicendo che tecnicamente ho ragione, ma politicamente non si può fare perché le persone andrebbero a chiedere di fare la stessa cosa per la sanità e la scuola.
Un secondo livello della transizione ecologica implica una dimensione materiale, che riguarda in particolare il rame, che va riciclato in quantità maggiore di quanto non facciamo adesso, perché in futuro ne avremo sempre più bisogno per le energie rinnovabili. Questo implica un cambio radicale dell’immaginario industriale. Abbiamo bisogno di prodotti semplici da riparare e da aggiustare. Per riciclare un iPhone abbiamo bisogno di un sacco di energia e così per tutti i prodotti elettronici. Negli ultimi 30 anni la Cina ha prodotto la maggioranza dei prodotti industriali che abbiamo al mondo, ma dopo la crisi finanziaria del 2008 ha deciso di produrre solo per i cinesi. Oggi non è più il produttore ultimo per l’Europa. In Europa non abbiamo minerali che sono in Cina, Africa, America, e per questo abbiamo bisogno di reinventare una industria verde e leggera con un impatto materiale minimale. Il terzo livello è la transizione della biomassa e dell’agricoltura. La transizione ecologica è inevitabile, oggi buttiamo via un terzo del cibo, ma se non facciamo niente in Italia nel 2040 ci sarà una mancanza di acqua potabile del 40%, ridurre il cibo buttato via riduce il consumo dell’acqua.
Nel libro parliamo di un cambiamento antropologico. L’uomo di oggi è un uomo solo che lotta contro la natura. Abbiamo bisogno di una nuova antropologia, quella delle encicliche di questo papa, una antropologia relazionale, con la natura e l’ambiente, tra uomini e donne.
La Laudato si’ non è stata capita né da cattolici né dai laici. La visionarietà di Bergoglio sarà però riconosciuta. Oggi non c’è un dibattito all’altezza della situazione. Siamo davanti a un genocidio accettato, il cambiamento climatico porterà centinaia di milioni di persone a riversarsi da noi. La sofferenza dell’ambiente ricadrà su di noi.