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VIDEO I Il talk della Fondazione al Meeting 2023

Generazione lavoro. Per il Pnrr serviranno più laureati

  • 22 AGO 2023

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Presentato uno studio di Bankitalia. Nel 2024 trecentomila nuovi occupati. Ma le mansioni di basso profilo non dureranno. La ministra Calderone: puntiamo su formazione e riqualificazione

Non tutto, ma quanto di più importante c’è da sapere sul mondo del lavoro, in particolare giovanile, è stato proposto nel primo Talk “Generazione lavoro” della Fondazione per la Sussidiarietà al Meeting di Rimini. Hanno partecipato la ministra del lavoro Marina Calderone, il Vicedirettore Generale Banca d'Italia Piero Cipollone, il General Manager di Generali Italia, Massimo Monacelli e il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini.

I dati. Mario Mezzanzanica descrive la situazione del lavoro giovanile (tra i 18 e i 29 anni) in alcune cifre: lavora solo il 48,2% dei giovani italiani, contro il 75,8% dei tedeschi. Il titolo di studio ha una grande incidenza sulla possibilità di essere occupati, infatti, solo il 29% di coloro che hanno fino alla licenza media ha un lavoro; questo tasso sale per chi è diplomato e arriva al 43,5%; e si attesta attorno al 53,6% per coloro che hanno una laurea o una qualifica post-laurea. È interessante poi il fatto che mentre la differenza di occupazione tra uomini e donne con titolo di studio fino al diploma, nella fascia dei laureati i valori si equivalgono (53,6% per le donne, 53,7% per gli uomini).

L’indagine AlmaLaurea 2023 individua le lauree che favoriscono l’occupazione sono nell’ordine: informatica e tecnologie ICT, ingegneria industriale e dell’informazione, medico sanitario e farmaceutico, architettura e ingegneria civile, scienze, agraria-forestale e veterinaria, economia, educazione e formazione. Quelle che meno la favoriscono sono in ambito psicologia, arte e design, letterario-umanistico, giuridico. La stessa indagine parla di un’altra grande differenza, quella tra Nord e Sud: il 43% in più dei laureati del Nord rispetto a quelli del Sud trova lavoro.

Un elemento fondamentale che segna il cambiamento nella selezione dei lavoratori sono le competenze richiesta dalle aziende. Le ricerche condotte dal professore della Bicocca documentano che il cambiamento è trainato dalla richiesta di competenze digitali (analisi dei dati, innovazione dei processi, gestione delle relazioni tramite piattaforme) e trasversali (o soft skill, quali la capacità di lavorare in gruppo, creatività, la flessibilità nell’adattarsi ai cambiamenti, la responsabilità). Queste qualità sono la chiave per affrontare la complessità del mondo del lavoro contemporaneo. Da ultimo è stato chiesto ai giovani quali caratteristiche dovrebbe avere secondo loro il mondo del lavoro. Tre punti soprattutto: i giovani desiderano maggiore autonomia nel mettersi in gioco, un buon rapporto con i colleghi, svolgere un lavoro utile anche alla società.

Il ministro Marina Calderone tiene a sottolineare che i dati appena esposti fanno cadere i luoghi comuni sui giovani: non è vero che provano disaffezione per il lavoro e, inoltre, desiderano poter svolgere attività che siano utili al contesto sociale. La ministra rivendica l’importanza della misura di incentivazione alle imprese che assumono i giovani contenuta nel Decreto lavoro dello scorso maggio, ma tiene a sottolineare che il problema del lavoro giovanile non è risolvibile solo con la riduzione del costo del lavoro. Vanno invece affrontati problemi di prospettiva puntando sulla formazione, sulla riqualificazione e sulla sensibilizzazione dei giovani per la loro formazione. Ritiene inoltre che la cooperazione tra diversi soggetti (Inps, Ministero del lavoro e agenzie del lavoro private) prevista dal Decreto lavoro, che avrà lo scopo di costruire una banca dati sulle domande e le offerte di lavoro, deve poter essere creata, anche se questo non è riuscito nel passato.

Piero Cipollone, Vicedirettore Generale Banca d'Italia, propone la stima di uno studio di Banca d’Italia sull’impatto che il Pnrr avrà sull’occupazione: il picco, previsto per il 2024, dovrebbe riguarda circa 300 mila posti di lavoro in più (1,7%). Di questi, circa 100 mila saranno occupati nelle costruzioni, quindi saranno lavoratori con una qualifica bassa difficilmente ricollocabili in un secondo tempo, visto che il settore delle costruzioni non potrà andare avanti a trainare all’infinito. Lo studio prevede che, sempre nel momento di massima spinta del Pnrr, saranno necessari circa 45.000 lavoratori in più altamente qualificati nelle materie quali matematica, fisica, ingegneria. Il problema è che il numero di laureati annuo in queste materie è basso: 8.000 circa in un anno si laureano in matematica e fisica, 40.000 sono gli ingegneri. Saremo in grado di soddisfare il bisogno extra di queste figure dato dagli investimenti del Pnrr, visto che negli anni gli iscritti alle materie STEM non cambiano?

Massimo Monacelli, General Manager di Generali Italia, sottolinea l’impatto che i servizi di welfare aziendale hanno sulla vita dell’impresa e sul lavoro: esiste una correlazione diretta tra crescita dei servizi di welfare e crescita del Pil, da una parte, e crescita dei servizi di welfare e maggiore presenza di donne in ruoli manageriali, dall’altra. I giovani, in particolare, chiedono un rapporto di collaborazione e fiducia con l’azienda. Rispetto al passato, quando le richieste riguardavano soprattutto la remunerazione e la possibilità di fare carriera, oggi sono rivolte a una qualità di vita e di relazione inclusiva e flessibile che magari comprende ma è molto di più della possibilità di lavorare in smart working.

Giorgio Vittadini si sofferma sulle dimensioni più personali, soggettive del lavoro. Da una parte l’importanza crescente che rivestono le dimensioni di personalità rispetto a conoscenze e competenze. È come se il mercato del lavoro sottolineasse un passaggio dal “fare” all’”essere” che toglie le persone da uno schema e le mette nella possibilità di scoprire o vivere più a pieno una dimensione di libertà e creatività. Poi, le diverse aspettative che i giovani sembrano avere nei confronti del lavoro rispetto alle generazioni precedenti, non devono far dimenticare che ciò che dà significato al lavoro viene prima del lavoro. Una ricerca realizzata dal Politecnico di Milano sul fenomeno delle “grandi dimissioni” ha rilevato che il 41% di coloro che cambiano lavoro, a un anno di distanza si pente della scelta. L’insoddisfazione di fondo che viene attribuita al lavoro potrebbe riguardare altre dimensioni dell’esistenza. Detto questo però è fondamentale che il lavoro rimanga un ambito di un incontro “alla pari” tra persone.

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