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Dall’evento introduttivo della Scuola di formazione politica 2022

Le sei qualità del leader
(senza cui sei solo capo)

  • 07 MAR 2022

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Imparare a governare? Ecco cosa fa il leader per Luciano Violante, Presidente di Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine: impara, ascolta, persuade. E tante altre cose di cui non si cura affatto chi vuole solo comandare ed essere obbedito

CURARE LA DEMOCRAZIA

Luciano Violante ha inquadrato le sue considerazioni sulla leadership politica nel contesto attuale delle democrazie. Occorre considerare – ha detto in premessa - che il numero degli Stati democratici è diminuito negli ultimi decenni: dal 60 è sceso al 40 per cento dei Paesi del mondo. La democrazia non è scontata. Anche dove la democrazia c’è, è bene ricordarsi che essa “non esiste in natura, è un’invenzione del coraggio, della volontà delle persone e anche dello spirito di sacrificio. Nessuna democrazia è stata concessa. Tutte sono state conquistate”. Non solo: «La democrazia va curata, il processo democratico non è automatico. Bisogna curarsi e curare la democrazia”.
Dunque chi è un leader, e quali sono i suoi tratti costitutivi? Violante ha proposto sei brevi proposizioni.

LE DEFINIZIONI DI LEADER

1 “Governare è difficile. Sembra banale ma non lo è. Ognuno ha le sue ricette, per esempio, su fisco, giustizia. Governare è difficile e quindi ci possono essere difficoltà molto spesso anche conosciute da parte dei cittadini e bisogna avere un atteggiamento di attenzione nei confronti di chi si assume una responsabilità».

2 - «Il governo ha bisogno di classi dirigenti, di leader, ma leader non si nasce, leader si diventa. Capi forse si nasce, ma leader si diventa con lo studio, con l'applicazione, con l'ascolto dell'altro, il senso di responsabilità e la capacità di avere una strategia, un pensiero strategico. Ecco chi è il leader? Il leader è chi ha un progetto e ha la capacità di coinvolgere nella realizzazione di questo progetto chi gli sta di fronte».

3 - «Qualunque tipo di organizzazione, grande o piccola, deve far sentire gli altri parte del progetto che riguarda il futuro dell’organizzazione e di tutti. (...) Tutti sono importanti e il leader è quello che fa sentire tutti importanti perché devono gestire un ruolo in quella organizzazione e aiutano a, come dire, conseguire il risultato che quell’organizzazione si è proposta. Da questo punto di vista ci sono due etiche per le quali richiamo l'attenzione: l'etica della persuasione e l'etica della imposizione. Il leader esercita l'etica della persuasione, tende naturalmente a convincere vuol dire anche essere convinto, non a imporre ma a persuadere. Questo è molto importante nella vita collettiva, avere l’etica non della imposizione ma l'etica della persuasione».

4 - «Ecco il quarto punto è questo: il leader deve saper usare il tempo, lo dico a chi fa l’amministratore, il consigliere comunale, il sindaco e così via. (...) Io conosco personalità politiche, non voglio fare nomi, che sanno usare il tempo in modo straordinario, li trovi sempre al posto giusto al momento giusto».

5 - «Ci sono una serie di differenze tra il leader e il capo. Il leader ascolta, il capo parla; il leader persuade, il capo impone; il leader forma con il comportamento, il campo forma con gli ordini; il leader governa cioè orienta i fattori al conseguimento del risultato, il capo amministra, tiene in ordine i fattori ma li orienta al risultato; il leader esige lealtà, il capo esige obbedienza; il leader non apre un conflitto se prima non ha un piano B di uscita (ho visto molte persone precipitare perché non avevano un piano B), il capo apre conflitti quando ne conosce le conclusioni, può governarne la conclusione, se non sa come va a finire è inutile aprire un conflitto».

LA GUERRA, IL CONFLITTO E I CONFLITTI CON IL LEADER

6 - «La guerra è il tipico conflitto che non si sa come si apre ma si sa come finisce, cioè con la tragedia, ma guardate che se riflettiamo tutte le guerre è difficile capire come mai sono cominciate e perché la ragione si smarrisce. Il leader cerca sempre di capire le ragioni degli altri, il capo se ne disinteressa; il leader semplifica, il capo banalizza. Infine voglio dire che il leader deve guardarsi da quattro nemici: le persone servili; i corti pensieri, quelli di poco respiro; chi sa valorizzare solo se stesso e il quarto nemico è il leader stesso. Quante volte abbiamo visto leader capaci e autorevoli rovinati da se stessi?».

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