Trimestrale di cultura civile

Appunti africani

  • MAG 2025

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Quattro anni in Nigeria. Diverse trasferte in Ghana. Pochi giorni nella Repubblica Democratica del Congo (“Congo” nel resto del testo, ndr). Paesi importanti delle Afriche con relativi punti di contatto. Ogni realtà, realtà grandi, ha la sua originalità e le sue complessità. Che si possono cogliere nel quotidiano. E se si lascia da parte quel che si ritiene di sapere succede qualcosa di interessante. “Scatti” di un manager in viaggio per motivi di lavoro. Diario minimo di un viaggiatore – osservatore.  

Nigeria, Ghana, Congo. In Congo prima della nuova sanguinosa guerra. Viaggi di lavoro. Ma certo anche occasione di vedere e incontrare realtà che ancora in Occidente si conoscono appena e in modo approssimativo. Di seguito alcuni appunti in ordine sparso. Quasi delle fotografie che mi sono rimaste impresse. Che descrivono qualcosa che è fuori dai soliti luoghi comuni. Mondi lontani ma non troppo. Sono le Afriche che sfuggono al prevedibile. Tra paradossi e curiosità.      

Nigeria

La prima cosa che noti all’arrivo in Nigeria è l’automobile blindata con cui ti vengono a prendere in aeroporto. Da fuori è assolutamente indistinguibile da un’auto normale. Quando apri la portiera però sembra quasi bloccata, poi ti accorgi che è solo molto pesante. All’interno si vede chiaramente che è un’auto blindata. Durante il trasferimento dall’aeroporto alla nostra abitazione ci accompagna un’auto pickup della polizia nigeriana. Queste precauzioni sono dovute principalmente al rischio di sequestri di persona a scopo di estorsione. Si tratta di una vera e propria industria che in Nigeria minaccia chiunque in ogni angolo del Paese. Subire un sequestro è un’esperienza traumatica che hanno vissuto molti nigeriani, alcuni anche più di una volta nel corso della loro vita. Le persone vengono sequestrate mentre sono in viaggio in auto, ma spesso anche quando sono nella propria abitazione. Nel 2022 sono stati sequestrati addirittura i passeggeri di un treno.

Sono stato la prima volta in Nigeria nel 2009 per una breve trasferta di pochi giorni. Rientrato in Italia mi son detto: “Come si fa a vivere qui più di qualche giorno? Io non lo farei mai!”. Non capivo come ci si potesse abituare a vivere circondati da guardie armate, filo spinato, la malaria e le altre malattie endemiche, l’energia elettrica che va e che viene più volte al giorno. Mi stupivo del fatto che i nigeriani che conoscevo fossero quasi sempre di buon umore. Ridevano spesso e talvolta cantavano senza particolari motivi.

Le feste di compleanno dicono molto sulla mentalità di questo popolo rispetto alla nostra. In Italia, soprattutto dopo i 30 anni, le feste di compleanno sono sempre occasioni un po’ malinconiche. Si festeggia per esorcizzare la consapevolezza del tempo che passa, del fatto che da domani saremo ufficialmente un po’ più anziani. In Nigeria non è così: il festeggiato è grato al Signore che gli ha dato un altro anno di vita. Il fatto di essere ancora vivi dopo un anno è un bel risultato, un traguardo. L’età che avanza non è vista come una cosa negativa.

Pur essendo una società dove le disuguaglianze sociali sono estremamente più pronunciate che da noi, i nigeriani che ho conosciuto hanno tutti una grande fiducia nel fatto che il lavoro e l’impegno li porteranno a migliorare la propria condizione al di là delle più rosee aspettative. Lavorano da lunedì a venerdì e spesso anche il sabato. Domenica si svegliano comunque presto per andare a messa. I pastori protestanti incoraggiano l’imprenditorialità e l’impegno sul lavoro. Il successo in questi ambiti è visto in modo positivo. Le chiese sono sempre piene e talvolta è necessario installare maxischermi all’esterno per chi non è riuscito a trovare posto all’interno. I giovani ascoltano canzoni pop cristiane che contengono lodi al Signore, preghiere, e anche qualche strofa che lascerebbe perplesso un cattolico romano: “God’s love, the source of my money” (“L’amore di Dio, la fonte del mio denaro”) [1].

Prima di lavorare in Nigeria avevo conosciuto persone più anziane di me che avevano lavorato tutta la vita per diverse compagnie petrolifere. Erano stati in tanti Paesi, ma a tavola finivano sempre col parlare della loro esperienza in Nigeria. Era come se avessero molte più cose da raccontare sulla Nigeria che su tutti gli altri Paesi in cui avevano vissuto. In quegli anni, del resto, non potevi considerarti una persona con esperienza nell’oil business se non eri vissuto almeno qualche anno in Nigeria. E fu così che quando ad un certo punto mi proposero di tornare in Nigeria non più per pochi giorni ma per un incarico da “residente”, tipicamente della durata di tre o quattro anni, accettai senza esitazione.

Dal 2009 al 2023 sono tornato più volte in Nigeria e ho avuto modo di osservare quello che negli anni è andato via via migliorando. Per esempio i servizi Internet, la telefonia mobile e i pagamenti elettronici. Nel mio primo viaggio i cellulari funzionavano male, ci voleva molta pazienza per fare una telefonata e spesso risultavi irraggiungibile anche quando il tuo telefono era acceso. Molti nigeriani utilizzavano due SIM card di due operatori telefonici diversi nella speranza che almeno uno funzionasse. I pagamenti elettronici erano poco utilizzati, la maggior parte degli acquisti avveniva in contanti. Siccome la banconota più grossa aveva il taglio 1.000 Naira (5 euro al cambio del 2009, oggi 60 centesimi di euro) occorreva maneggiare mazzette di banconote anche per transazioni di piccolo importo.

Nel 2022 ho trovato una situazione molto diversa: i cellulari funzionano bene sia per le telefonate che per i dati, molte case hanno collegamenti Internet in fibra ottica e dal 2023 è stato autorizzato Starlink di Elon Musk come operatore di servizi Internet. I pagamenti elettronici sono diventati estremamente diffusi: puoi pagare con la carta di debito anche al mercato della frutta e verdura. Tutte le banche forniscono poi un servizio di bonifici istantanei per trasferire soldi da un conto ad un altro in pochi secondi, tramite il cellulare.

Quello che non è migliorato molto sono le reti tradizionali: acqua, gas ed energia elettrica. In assenza di una rete idrica ciascun proprietario di casa deve costruire un pozzo nel proprio giardino per raggiungere la falda acquifera e ci sono aziende che forniscono un servizio di trivellazione a domicilio per questo scopo. Il gas viene distribuito esclusivamente tramite bombole. L’energia elettrica è fornita dalla rete pubblica solo per alcune ore al giorno. Tutti gli uffici e molte case private sono dotate di un grosso generatore diesel che fornisce l’energia elettrica quando s’interrompe la fornitura della rete pubblica. Potete immaginare il rumore e i gas di scarico prodotti da tutti questi generatori in funzione giorno e notte.

Il personale ospedaliero è spesso in sciopero. Una persona che conosco ha avuto un incidente in piena notte e un amico lo ha dovuto portare, con la sua auto, in ben quattro diversi ospedali: i primi due erano in sciopero, il terzo non era attrezzato per quel tipo di emergenza e solo il quarto ha accettato di curarlo. Si è salvato per un pelo.

Ghana

Nel 2016 ho viaggiato spesso anche in Ghana. Accra non è molto lontana da Abuja e si raggiunge in meno di due ore di volo. Simile per clima, lingua e tradizioni, il Ghana a differenza della Nigeria non presentava particolari rischi per la sicurezza dei viaggiatori. All’aeroporto potevi trovare anche parecchi turisti europei con lo zaino in spalla. Potevamo muoverci senza scorta, sia di notte che di giorno. C’erano molte aziende europee (anche un negozio Benetton al centro di Accra) e moltissimi lavoratori espatriati. Mentre in Nigeria il governo cercava di ridurre, anno dopo anno, la presenza degli espatriati con l’obiettivo di dare più opportunità al personale locale, in Ghana gli imprenditori stranieri potevano decidere abbastanza liberamente se impiegare ghanesi o espatriati per le proprie attività. Il risultato era un ambiente molto più confortevole per il viaggiatore europeo: ristoranti con cuochi italiani, ospedali dotati di apparecchiature moderne e personale medico internazionale. La popolazione era assolutamente pacifica, ma anche molto povera e con meno professionisti qualificati rispetto alla Nigeria. Nei bar e nei ristoranti era ghanese il cameriere, ma il capo sala era spesso espatriato. Una volta chiamai una ditta per aiutarci a trasferire un server da una stanza ad un’altra: era un lavoro che richiedeva principalmente un cacciavite e un po’ di prestanza fisica. Pensavo che mi avrebbero mandato dei tecnici ghanesi e invece, con mia sorpresa, trovai due tecnici indiani.

Congo

Una volta dovetti andare in Congo per una settimana. La cosa incredibile è che non c’erano voli diretti dalla Nigeria. Per andare a Point Noir da Abuja bisognava fare scalo in Etiopia ad Addis Abeba. In effetti questo è uno dei paradossi dell’Africa: i Paesi sono poco collegati e di conseguenza gli africani conoscono meglio gli Stati Uniti e l’Europa che i loro vicini. Immaginate un mondo in cui per andare a Parigi, da Milano, fosse necessario fare scalo a New York…

Del Congo posso dire ben poco perché sono stato solo pochi giorni e solo a Point Noir che è probabilmente la città più sicura e accogliente di tutto il Congo. Ricordo che potevamo muoverci un po’ dappertutto senza particolari problemi di sicurezza, tranne in alcune aree dove qualcuno era stato rapinato da individui armati di machete. Quello che ricordo meglio di quella breve visita è il cibo. I bar in Nigeria servono principalmente pollo e riso (anche alla mattina presto) ed è molto difficile trovare snack dolci e caffè. In Congo, da quel punto di vista, era come essere in Francia: ho potuto finalmente fare una colazione al bar con caffè latte e biscotti.

[1] Dalla canzone “You Too Dey Bless Me” di Frank Edwards. Come noto, in Nigeria vivono cristiani e musulmani. Io ho avuto più contatti con la popolazione cristiana e pertanto qui mi riferisco a loro.

 

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