Gli atenei alla prova più dura: continuare a garantire una formazione multidisciplinare e innovativa in una stagione d’emergenza che non perde d’intensità. L’esempio sul campo dell’ateneo di Milano-Bicocca. L’impegno quotidiano per non mancare la promessa: contribuire a sviluppare capitale umano ed economico del nostro Paese
L’eco dei passi che riecheggia nei corridoi vuoti dell’università. Le piazze di Milano-Bicocca deserte, il silenzio nelle aule, gli uffici chiusi. Tutto, in quei mesi, sembrava sospeso. Spesso ripenso ai primi giorni di marzo, quando il Covid-19 è entrato di prepotenza nella nostra quotidianità. Rettrice da quattro mesi, avevo sulla mia scrivania progetti da far partire e idee da realizzare.
Dal primo ottobre 2019, infatti, guido una comunità importante, fatta da circa 40.000 persone, tra studenti, docenti e personale tecnico amministrativo. Un ateneo che offre una formazione multidisciplinare e innovativa, con 71 corsi di laurea tra triennali e magistrali, e una ricerca di frontiera di eccellenza, con una forte sinergia con le imprese, utile per lo sviluppo del capitale umano ed economico del nostro Paese.
La prima inaugurazione d’anno accademico come Rettrice, il 17 dicembre 2019, è stato un momento indimenticabile, vissuto con grande commozione ed entusiasmo. Ospite d’onore, Anne-Marie Slaughter, professoressa emerita di Politica e affari internazionali all’Università di Princeton, ex direttrice della Pianificazione politica per il Dipartimento di Stato degli USA.
Quel giorno, ogni posto della nostra Aula Magna era occupato. Ho sentito il calore e la partecipazione della comunità di Milano-Bicocca, in quella che è stata una giornata in cui abbiamo provato insieme a disegnare il futuro dell’ateneo, la nostra identità, cosa avevamo raggiunto, ma soprattutto la visione di una crescita dei prossimi anni nella direzione della sostenibilità sociale e dell’eccellenza di un ateneo pubblico, internazionale e moderno, sempre più protagonista culturale del Paese.
Cambiare i modelli
E così, mentre programmavamo i mesi a venire con scambi internazionali, una laurea honoris causa, eventi musicali nelle piazze dell’ateneo, giornate culturali per gli studenti e i cittadini, numerose iniziative di integrazione con il quartiere e la città, è arrivato il Coronavirus. E Milano, l’Italia, il mondo, ha dovuto raccogliere la sfida più importante e inaspettata. Per non fermarsi, occorreva cambiare i propri modelli, e farlo in fretta.
Ricordo perfettamente quelle ultime due settimane di febbraio prima del lockdown nazionale, istituito il 9 marzo. Sono state le settimane in cui ho visto la mia Bicocca gremita: gli studenti affollavano l’opera di Arnaldo Pomodoro in piazza dell’Ateneo, i docenti e i ricercatori popolavano i Dipartimenti, cuore dell’università e il personale tecnico e amministrativo era presente in ufficio.
D’improvviso i giorni, però, si sono fatti difficili: il virus stava iniziando a diffondersi rapidamente, i numeri dei pazienti nelle terapie intensive degli ospedali cominciavano a crescere. C’era paura e sorpresa nel dover gestire una situazione assolutamente anomala, preoccupante e incerta.
Sentivo ogni giorno i rettori milanesi, e si faceva strada la consapevolezza di doversi prendere cura di sé, dei propri cari, e delle nostre comunità accademiche. Discutevamo di assumere la responsabilità di provvedimenti urgenti e drastici. E così, il 24 febbraio, abbiamo preso una decisione storica: abbiamo sospeso le attività didattiche in presenza (lezioni, tirocini, laboratori, esami e lauree) per il bene della comunità, adottando misure cautelative a tutela della salute pubblica.
Per l’Università di Milano-Bicocca e per gli atenei, prima lombardi, e poi nazionali, è iniziato un nuovo modo di fare università: forti della loro identità e missione, non hanno mai smesso di fare didattica e ricerca, trovando in una rapida accelerazione e potenziamento dei processi di digitalizzazione la via per essere sempre vicini nella distanza.
Lavorare da casa è diventata la modalità di lavoro principale; per quanto riguarda la sicurezza e la salute di chi era presente in sede, sono state adottate tutte le misure necessarie a garantire la protezione e la tutela della salute. Rispettando le norme nazionali, abbiamo acquistato per il personale dispositivi sanitari e di protezione, abbiamo contingentato gli accessi e monitorato le presenze.
Innovazione, digitalizzazione, ricerca
In quei giorni – così difficili – ho scelto di rimanere in ufficio, volevo trasmettere la mia vicinanza a tutta la comunità. E in quel periodo ho preso un’abitudine che ancora oggi cerco di mantenere: la mattina presto, appena arrivo in Bicocca, attraverso il campus universitario e inizio la mia giornata lavorativa stando a contatto con la mia comunità. Bevendo un caffè, chiacchierando con i colleghi e scambiando un saluto con il personale presente in sede che, in quei mesi di silenzio assordante della piazza, mi ha restituito un calore e un senso di appartenenza a Milano-Bicocca, che è stata la mia forza nel trasformare l’emergenza in opportunità. Una comunità di 40.000 persone che, nell’arco di due mesi, è arrivata, nel periodo più duro, a sole 33 presenze giornaliere.
Università deriva etimologicamente da universitas che rimanda all’idea di totalità, di partecipazione. E come si fa, dunque, a fare università senza la presenza della sua comunità? La risposta di Milano-Bicocca è stata: innovazione, digitalizzazione e ricerca.
Abbiamo alzato lo sguardo per vedere oltre la contingenza Covid-19, nello sforzo di immaginare un nuovo inizio per lo sviluppo sociale ed economico e un nuovo quadro di relazioni istituzionali e umane, adattandoci alle fasi dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.
Non abbiamo mai smesso di far vivere l’università: insieme alla mia squadra abbiamo studiato le misure da intraprendere con zelo, cura e passione. Abbiamo cercato, sin da
subito, di rispondere con prontezza a una situazione che nessuno aveva vissuto, nessuno aveva mai immaginato.
La nostra università in quei mesi era immersa in uno scenario surreale e ciò che mi colpiva maggiormente era l’assenza di rumore. Anche le numerose attività del quartiere avevano le saracinesche serrate, ma ciò che mi addolorava particolarmente era la mancanza di studenti e giovani nel Campus, mancava l’anima con cui si identifica immediatamente un quartiere universitario.
Ogni componente della comunità accademica, nei mesi di lockdown, ha dovuto, dunque, fronteggiare non solo una sfida difficile con un nuovo approccio al lavoro e allo studio, ma soprattutto una battaglia emotiva, con la paura, la sofferenza, la rinuncia nel vedere parenti, cari, amici, affetti.
Ciò che ci ha definito è stata la nostra resilienza, la capacità della comunità accademica di Milano-Bicocca di affrontare la situazione, seppur difficile, nel migliore dei modi: non abbiamo mai smesso di lavorare, con la voglia di tornare a ripopolare l’ateneo. E così abbiamo accorciato le distanze attraverso gli schermi, iniziando a introdurre nella nostra quotidianità lavorativa webex, skypecall, meet online e zoom call.
Attraverso il proficuo lavoro e le specializzate competenze dell’ateneo, abbiamo garantito che la didattica, la ricerca e la terza missione non si fermassero.
Seppur distanti, la tecnologia ci ha permesso di continuare a lavorare insieme.
Sin dall’inizio abbiamo istituito una unità di crisi d’ateneo, al lavoro con le altre istituzioni per il necessario coordinamento e per raccogliere le indicazioni attuative regionali e governative che abbiamo condiviso su una pagina dedicata sul sito web dell’università, costantemente aggiornata con l’evolversi delle notizie.
L’università, grazie al progetto “Bicocca per la cittadinanza”, ha inoltre aperto virtualmente le proprie porte a studenti e cittadini, proponendo attività didattiche, progetti di ricerca e di servizi al territorio.
Grande impegno è stato profuso per attivare la formazione a distanza di tutti i corsi di laurea, già dal 2 marzo. In due mesi, sono state 34.500 le videolezioni caricate per 4 milioni e mezzo di visualizzazioni. E per permettere agli studenti di andare avanti con la carriera universitaria, l’ateneo ha dato la possibilità di sostenere online gli esami, sia scritti che orali. I laureati nel periodo del lockdown, in 230 sessioni svolte completamente online, sono stati oltre 3mila.
A marzo abbiamo laureato gli studenti di Infermieristica: dopo qualche giorno sarebbero andati a rinforzare il nostro sistema sanitario, chiamati a una responsabilità importante e improvvisa. Quando la situazione sanitaria lo ha permesso, abbiamo organizzato i “Bicocca Graduation Days”. E io ho scelto di partire da loro per ringraziarli di essersi fatti trovare pronti a prendere servizio nei reparti degli ospedali messi a dura prova dall’emergenza.
Nei mesi più duri della pandemia, non abbiamo mai perso di vista le nostre priorità: didattica, sicurezza, diritto allo studio e internazionalizzazione. L’Ateneo ha pianificato la spesa straordinaria di 8,5 milioni di euro per gestire l’emergenza Coronavirus.
In particolare, Milano-Bicocca ha integrato e rafforzato il servizio di streaming live delle aule didattiche, ha avviato il progetto “lauree online” e ha potenziato il wifi nelle residenze universitarie. Abbiamo fornito il pasto agli studenti ospitati nelle residenze, garantendo la gratuità della permanenza per i laureati e coprendo le spese di custodia delle stanze per tutti coloro che non hanno potuto liberarle durante il lockdown. Inoltre, la governance ha dedicato particolare agevolazioni alla condizione degli studenti fuorisede.
Abbiamo dato supporto diretto a 124 studenti outgoing per facilitare il rientro in Italia. Mentre, per chi ancora all’estero, l’ateneo ha organizzato vari incontri in modalità telematica per un monitoraggio costante della situazione. Supporto attivo anche per gli studenti incoming, con i Bicocca University Angels, sportello per aiutare gli studenti ad affrontare situazioni di difficoltà.
In questa fase di criticità, inoltre, abbiamo lavorato attivamente nel produrre ricerca e innovazione ai fini di dare il nostro contributo scientifico per favorire una migliore comprensione del Covid-19 e contribuire a contrastare la diffusione del virus nei modi più adeguati ed efficaci.
Il vivaio Bicocca
Abbiamo iniziato a mappare i progetti comuni sul Coronavirus, sia all’interno sia all’esterno della nostra università, così da non disperdere e frammentare le iniziative e le competenze.
Inoltre Milano-Bicocca ha avviato la produzione di gel disinfettante presso i laboratori dell’ateneo e si è unita nella campagna di solidarietà a favore dell’ospedale San Gerardo, collegato strettamente alla nostra sede decentrata di Monza, sia supportando una raccolta fondi interna sia con una campagna di crowdfunding insieme alla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.
Abbiamo anche partecipato a un progetto di ricerca internazionale “Milano Ventilatore Meccanico” per la produzione di un ventilatore meccanico che consente la respirazione assistita ed è replicabile rapidamente su larga scala, grazie a un design meccanico semplice, basato su componenti di facile reperibilità sul mercato.
Infine, in collaborazione con l’IRCCS MultiMedica, Milano-Bicocca ha avviato un’indagine, su base volontaria, per valutare la prevalenza di anticorpi contro il SARS-CoV-2 tra i dipendenti dell’ateneo che hanno avuto la possibilità di partecipare gratuitamente al test sierologico.
Insieme al professor Michele Riva, medico competente di Milano-Bicocca e referente universitario Covid-19, ci siamo presi cura delle persone del nostro ateneo, seguendo ogni caso con particolare attenzione e privilegiando la tutela della salute e della sicurezza della comunità.
Da settimane stiamo anche lavorando alle azioni concrete da intraprendere per il postCovid. È fondamentale, ad esempio, ripartire dagli spazi aperti come luoghi di socialità. Nei giorni scorsi abbiamo inaugurato il Vivaio Bicocca, un bosco di 8mila metri quadri, fruibile da tutta la cittadinanza, dove faremo ricerca e terza missione. Un altro aspetto su cui stiamo lavorando riguarda la mobilità sostenibile, con un cambiamento dei flussi di persone all’interno dell’ateneo, del quartiere e della città.
Il nostro obiettivo è di garantire la flessibilità in due dimensioni: flessibilità dell’orario e flessibilità della doppia modalità di lavoro, in presenza o in smartworking. In maniera tale da favorire, per tutti, sostenibilità e qualità del lavoro.
Sul fronte della didattica, abbiamo progettato una modalità di erogazione sia sincrona che asincrona; per questo abbiamo potenziato le infrastrutture informatiche e le abbiamo rese maggiormente accessibili agli studenti. A tutti gli iscritti stiamo fornendo gratuitamente un router e una SIM dati (con connessione 4G) sufficiente per seguire le lezioni e fare gli esami; inoltre, i nuovi immatricolati hanno ricevuto un contributo, sotto forma di voucher, per l’acquisto di un computer.
Non sappiamo, infatti, quanto durerà l’emergenza, ma quello che ci aspetta in futuro si baserà sulla lezione importante che abbiamo appreso in questi mesi e che ci porterà a costruire insieme l’Università di Milano-Bicocca del futuro: un ateneo accessibile per tutti, eccellente, internazionale e moderno.