È online Nuova Atlantide n. 9/2023

Globalizzazione da rifare
(ritrovando il senso perduto)

  • GIU 2023

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Il modello neo-liberista ha dimostrato il suo fallimento e il mondo unipolare è al capolinea. Per cause di natura economica, politica e sociale. Ma la causa fondamentale è antropologica: la cieca fiducia nell’homo oeconomicus. Occorre invece porre al centro la persona

È sempre più diffusa la consapevolezza che il mondo della globalizzazione a egemonia neo-liberista innescato ormai più di tren’anni fa  dalla fine del comunismo sovietico è giunto al capolinea. È un vero e proprio “cambio d’epoca” in pieno corso: il passaggio dal mondo globale al mondo post-globale, i cui esiti non sono definiti, ma che comunque sarà caratterizzato da un nuovo equilibrio, o più facilmente disequilibrio. 

PERCHÈ IL NEO-LIBERISMO HA FALLITO

 Come e perchè si sia giunti a questo punto di rottura, cioè alla parabola finale di un modello di globalizzazione che da molti era ritenuto un traguardo ottimale e definitivo; e quale assetto mondiale potrebbe attenderci nel prossimo futuro sono le domande cui intende iniziare a dare, senza pretesa di esaustività, delle risposte il numero 9 di “Nuova Atlantide”, intitolato “Post-globalizzazione. Alla ricerca del senso perduto”. 

Alle cause del tramonto della globalizzazione e ai tratti salienti sorgente mondo post-globale è dedicata la prima parte della rivista (“Scenari) che comprende contributi di Massimo Borghesi sulla crisi antropologica connessa al modello tecnocratico, di Evandro Botto sul valoire della persona come proposta centrale, di Gianluigi Da Rold che suggerisce spunti per una “globalizzazione virtuosa”, di Carlo Pelanda che indaga sulle dinamiche del nuovo bipolarismo Usa-Cina. E ancora, Ribera d’Alcalà suill’Europa, Luciano Violante sui problemi delle democrazie, Alessandro Colombo sulla domanda di sicurezza in Occidente e le forme di controlloo sempre più invasive.   

Un file-rouge interpretativo che accomuna questio contributi è che  “i fattori che spiegano questo fenomeno (la de-globalizzazione, ndr) non sono solamente di natura economica e sociale, ma innanzitutto antropologica. Il paradigma del libero mercato, la principale ragion dessere della globalizzazione, è stato ossessionato dalla massimizzazione dell’utilità e del rendimento delle risorse, fino ad arrivare al paradosso di trascurare quella più preziosa,  la persona. Il mondo frammentato di oggi e la contrapposizione tra nazioni sono la diretta conseguenza dell’isolamento della persona, dell’indebolimento dell’io-in-relazione” (Luca Farè  Chi disegna la nuova mappa del mondo, in Nuova Atlantide n. 9, “Anteprima”).

GLI ATTORI DELLA TRASFORMAZIONE

La seconda sezione della rivista è dedicata ai principali attori di questo nuovo ordine sociale e alle strategie cheessi perseguono.  Le grandi aree interessate sono USA, Cina, Russia, India, Europa e Mediterraneo, sapendo che  la partita decisiva per le leadeship della nuova struttura globale in definizione è quella tra Usa e Cina. Autorevoli studiosi si occupano di ciascuno di questi “attori”: Alessia Amighini (Cina), Michail Minakov (Russia), Carlo Altomonte (India), Martina Saltamacchia (Usa),  Enzo Moavero Milanesi e Carlo Secchi (Unione europea e Mediterraneo) 

I SETTORI PIÙ ESPOSTI

L’ultima parte del numero (“Lo stato delle cose”) è dedicato ad alcuni dei settori della vita economica e sociale più esposti alle trasformazioni in atto. I contributi riguardano Il futuro della sanità (Walter Ricciardi), l’energia (Domenico Rossetti di Valdalbero), la politica industriale (Fulvio Coltorti), la cybersecurity (Deanna House). Precede questi articoli un saggio di Paolo Savona che affronta il tema – non settoriale ma trasversale – dell’uguaglianza. 

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